
Giancarlo Giorgetti, 58 anni, ministro dell’Economia e delle Finanze
Golden Power o dimissioni. Giancarlo Giorgetti avverte Unicredit, che punta ad ammorbidire le condizioni onerose poste dal governo circa l’Ops su Banco Bpm. Il ministro dell’Economia ieri ha chiarito che, sull’operazione tra le due banche, "fin dal primo giorno c’è coordinamento tra Palazzo Chigi e il Mef". Anche perché, ha proseguito, "se ci fosse un minimo di disallineamento trovereste le mie dimissioni". Giorgetti ha richiamato l’esecutivo all’unità sulle risposte da dare all’istituto guidato da Andrea Orcel: "C’è un Golden Power che prevede una procedura di monitoraggio, che è stata avviata. Nella procedura di monitoraggio Unicredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni".
Nel frattempo, ha proseguito il ministro, "hanno deciso, ed è un loro diritto, di andare in tribunale e la cosa si incasina. Noi andremo avanti nel monitoraggio e gli daremo le risposte che dovremo dare, in assoluto coordinamento tra Mef e Palazzo Chigi". Intervenendo in Senato, Giorgetti ha poi commentato con una punta di sarcasmo l’innalzamento degli outlook (da stabile a positivo) di Intesa Sanpaolo e Unicredit da parte dell’agenzia di rating Moody’s: "Qualcuno si ricorderà di ringraziare il governo, qualcun altro no, ma fa niente".
A proposito di Unicredit, trovano conferma le indiscrezioni secondo cui al Mef sarebbe arrivata la proposta di tre investitori con base a Dubai (Inweasta, Asas Capital e Mada Capital) per rilevare gli asset russi di Unicredit, valorizzati al 60% circa del loro valore di carico.
Sempre sul fronte estero, ieri Unicredit ha messo a segno un altro colpo in Grecia, dove era già proprietaria del 9,3% di Alpha Services and Holdings (controllante di Alpha Bank), annunciando la sottoscrizione di strumenti finanziari su un ulteriore 9,7% del capitale, che permetterà a Piazza Gae Aulenti, una volta ricevuta l’autorizzazione della Bce, di diventare il primo socio della seconda banca ellenica con quasi il 20%. La quota, per cui Unicredit dovrebbe spendere attorno ai 600 milioni, genererà un utile netto aggiuntivo di circa 180 milioni all’anno e un rendimento sull’investimento di circa il 16% destinato a migliorare nel tempo.
Su un altro tavolo del risiko, Unicredit – azionista in Generali con il 6,5% del capitale – all’ultima assemblea del Leone ha votato la lista di Francesco Gaetano Caltagirone per il rinnovo del cda. Ieri lo stesso Caltagirone, contrario alla joint venture voluta dal ceo di Generali Philippe Donnet con Natixis, si è scagliato contro il manager francese definendolo "un buon assicuratore" che però "manca di una visione strategica per l’espansione o le fusioni e acquisizioni". L’imprenditore romano, parlando a Bloomberg, ha poi aggiunto che per lui ciò che conta è che Generali "non cada nelle mani sbagliate".