Estate al caldo per non gelare d’inverno. "Razioniamo da subito i consumi"

L’ombra di una stretta sui climatizzatori. Ma il governo tranquillizza: "Già stoccato il 52% del gas"

Uniper Energy Storage (Ansa)

Uniper Energy Storage (Ansa)

Roma, 17 giugno 2022 - ​Il governo, con Mario Draghi e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, tenta di tranquillizzare sull’impatto del taglio del gas russo all’Italia. Ma a Palazzo Chigi, al ministero dell’Economia e nelle centrali operative dei gruppi dell’energia (Eni, ma anche Enel), lo stato di allerta per le mosse di Gazprom e, dunque, di Putin è altissimo: e, del resto, il premier sa bene che lo zar del Cremlino "usa il gas e il grano come armi". Tant’è che il Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale, predisposto per l’ipotesi dell’embargo, è tornato in primo piano per aggiornamenti di ora in ora. E anche se per ora siamo al primo dei tre livelli di emergenza, quello del preallarme ( early warning ), un esperto del settore, come Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, avvisa senza tanti fronzoli che sarebbe opportuno "razionare i consumi da subito e tagliare l’aria condizionata, come nel 2003 con distacchi programmati". Senza contare – spiega – che da luglio, sul versante dei prezzi, "avremo rincari delle bollette di almeno il 10 per cento".

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Sommario

Due anni per l'indipendenza dalla Russia

"Abbiamo tutte le contromisure pronte – spiega Cingolani –. Ma la prima cosa da capire è se questa diminuzione si stabilizza o se è solo un episodio. Vediamo cosa succede nei prossimi tre giorni, e poi la settimana prossima decideremo". Ma Draghi ha poche perplessità, anzi: "I problemi tecnici sono solo bugie". Dunque, l’imperativo categorico rimane fermo: ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. E proprio ieri dall’Enea hanno fatto sapere che la dipendenza dal gas dello zar di Mosca nei primi cinque mesi del 2022 è scesa al 24%. All’inizio del 2021 era al 40%.

Austerity alle porte

Dunque, nell’immediato non si escludono scenari di austerity. E non basterà la stretta decisa da Parlamento a termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni: da maggio al 31 marzo 2023, negli uffici pubblici, la temperatura non potrà essere superiore a 19 gradi in inverno e inferiore a 27 gradi in estate, con due gradi di tolleranza. Tra le ipotesi prese in considerazione dall’esecutivo c’è quella di una riduzione dell’illuminazione di monumenti, edifici e luoghi pubblici, mentre dovrebbero restare esclusi dal razionamento energetico ospedali, stazioni o grandi imprese energivore, per evidenti ragioni di impatto socio-economico. Ma potrebbe essere dietro l’angolo anche o principalmente la riduzione dell’uso dei climatizzatori estivi con distacchi programmati.

Arriva il gas africano

Il lavoro del governo italiano e dell’Eni per trovare nuovi fornitori, specialmente in Africa, sta cominciando a dare frutti. Sia via gasdotto per il gas metano o via nave per il Gnl (gas naturale liquefatto) proveniente da Algeria, Libia, Egitto, Congo, Angola e Mozambico, è l’Eni che potrà fornire all’Italia il necessario per coprire la maggior parte del fabbisogno per l’inverno. Dei 29 miliardi di metri cubi di gas che compriamo ogni anno dalla Russia, ne saranno rimpiazzati 25, mentre gli altri 4 saranno sostituiti da rinnovabili e risparmio. Nel 2022 arriveranno 4-5 miliardi di metri cubi e, forse, si potrà arrivare a 9 a fine anno, nel 2023 si salirà a 18 e nel 2024 si arriverà a 25. Il ministro Cingolani ha spiegato che nella seconda metà del 2024 l’Italia non avrà più bisogno del gas russo.

Nuove trivelle 

Quel che è certo è che in attesa del passaggio integrale alle rinnovabili, "credo che sia necessario rivedere il Pitesai (la mappa delle zone idonee all’estrazione di idrocarburi), alla luce di quello che sta succedendo. Dobbiamo perseguire da un lato la riduzione dell’uso totale del gas, e dall’altro, per quello che ci servirà ancora, usare sempre più gas da giacimenti nazionali. Mi impegno a fare questo". Parola di Cingolani.

Lo stoccaggio per l'inverno

Il problema, dunque, riguarda i prossimi due inverni e, specialmente, quello che abbiamo di fronte. Il taglio delle forniture russe di queste settimane, più che sui consumi immediati, rischia di incidere sugli stoccaggi. Draghi rassicura: "Siamo arrivati al 52% dei livelli di stoccaggio del gas, il che ci rende abbastanza tranquilli nell’immediato e per l’inverno". Ma negli anni passati le scorte erano ben superiori. Ma per questo dovremmo poter contare anche sulla solidarietà europea. A cominciare dalla Francia.

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