Gas dalla Russia, cosa rischia l'Italia in caso di stop: dal riscaldamento alle auto

Se scattasse l’emergenza energetica, potremmo tornare a uno scenario simile a quello del ’73

Roma, 4 aprile 2022 - Non siamo ancora all’emergenza, con il governo che ha smentito il passaggio dalla fase di pre-allerta a quella di allarme, anticamera dello stato di emergenza per il sistema italiano del gas naturale. E quindi, a catena, anche delle forniture di elettricità, prodotta per circa il 50% proprio con il gas. Ma all’emergenza ci arriveremmo se, con l’aggravarsi della guerra in Ucraina, le prossime sanzioni europee contro la Russia prevedessero il colpo più pesante, il blocco delle forniture di gas. Un colpo che non solo farebbe male a Putin, costretto, spiega Roberto Bianchini, direttore dell’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano e partner di Ref Ricerche, a bruciare il gas che non riuscirebbe più a venderci, ma anche all’Italia. Perché non sarà facile, anzi impossibile, sostituire in pochi mesi e in vista del prossimo inverno, aggiunge Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, i 29 miliardi di metri cubi di gas russo, poco meno del 40% dei nostri consumi annuali (76). Per prepararsi alla stagione fredda, già dal 1° aprile è previsto l’avvio degli stoccaggi, frenati però dall’attuale livello record dei prezzi del gas.

Un impianto di gas in Romania (Ansa)
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Il rischio austerity

Senza gas russo l’Italia non potrà non finire in emergenza, consentendo al governo scelte drastiche sul taglio dei consumi come successe nel 1973 o, sporadicamente, ricorda Tabarelli, con i black out controllati per sovra consumi elettrici nel giugno e settembre 2003. Quindi, tornando indietro di quasi quarant’anni, alle domeniche a piedi o in bici, la chiusura anticipata di negozi e uffici, l’abbassamento della temperatura del riscaldamento, la riduzione dei limiti di velocità su strade e autostrade, il taglio del 40% dell’illuminazione pubblica o il divieto di utilizzare insegne luminose.

Ma, memori d ella pandemia e come suggerisce anche l’Agenzia internazionale dell’energia, sottolinea Bianchini, si potrebbe pensare anche al risparmio energetico prodotto dallo smart working.

Le grandi imprese

In attesa di trovare i miliardi di metri cubi di gas che non compreremmo più da Putin – ma intanto dalla Russia ieri arrivavano ancora ben 3,26 milioni di metri cubi all’ora contro i 2,5 dall’Algeria – i primi interventi di razionamento potrebbero riguardare, sottolinea Bianchini, la riduzione di forniture alle imprese partendo dalle grandi aziende energivore. Con fermate produttive, aggiunge Tabarelli, che andrebbero indennizzate con la crescita del debito pubblico e che accellerebbero l’entrata in recessione ma anche, con una minore produzione, razionamenti che potrebbero arrivare fino al carrello della spesa.

Termosifoni e condizionatori

Dato che un peso enorme sui consumi di gas riguarda il riscaldamento, il prossimo inverno potrebbero essere ridotte sia le ore di accensione degli impianti (dalle 6 alle 22) sia i gradi di temperatura. Ma in emergenza, un Paese che produce metà dell’energia elettrica con il gas dovrebbe anche ridurre i consumi di elettricità. Dalle illuminazioni pubbliche, con città e strade più buie e case, fabbriche e uffici più calde questa estate con la riduzione dei consumi degli impianti di climatizzazione. Sapendo che un climatizzatore costa in media 40 centesimi di elettricità all’ora, oltre 200 euro circa per i tre mesi estivi. Questa estate però dovremmo tenerli più spenti, soprattutto di notte. Del resto, in ultima istanza, l’emergenza gas potrebbe portare a distacchi programmati di energia anche alle famiglie, non semplici però, avverte Nicolandrea Calabrese, responsabile Laboratorio efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano dell’Enea, da realizzare e gestire.

Stop agli sprechi

"Il razionamento di elettricità e gas imporrebbe, nell’immediato, un cambiamento forzoso nelle abitudini degli italiani – spiega Silvia Rossi, Commercial Director Utilities di Facile.it - A questo potrebbe aggiungersi un aumento della volatilità dei prezzi delle materie prime con un conseguente rincaro delle tariffe e inevitabili ripercussioni sui bilanci di famiglie e aziende. Uno scenario da scongiurare e per questo è importante iniziare a ridurre i consumi già da oggi".