Martedì 23 Aprile 2024

Fresu, Berchidda e l’Italia dei festival

Migration

DAL SUDTIROLO alla Sicilia, da Perugia a Fano, da Pescara a Gaeta, da Roma a Berchidda. "Nel cartellone estivo ci sono più di duecento festival di musica afroamericana concentrati per lo più tra fine giugno e i primi di agosto" dice Luciano Linzi. "Ovviamente parliamo di manifestazioni di varia pezzatura perché la capillarità che il jazz raggiunge in Italia è massima, non c’è regione, e forse provincia, che non abbia la sua piccola o grande rassegna. Un primato italiano, dove tutto è cambiato nel 1973, quando Umbria Jazz dimostrò che i festival jazz potevano andare oltre la vetrina musicale diventando veicolo di promozione turistica, culturale, enogastronomica del territorio. Un modello a cui hanno cominciato poi a guardare un po’ tutti, con ricadute economiche molto significative per tutte le realtà interessate".

La Casa del Jazz fa parte di I-Jazz, il più grosso network italiano di operatori del jazz, con oltre 80 affiliati fra cui Time in Jazz, il festival di Paolo Fresu (in basso) nella sua Berchidda. "In questo momento fare musica e dare un segnale di ripresa e` importantissimo – spiega il trombettista sardo –.Ogni sera, alla fine del concerto, non solo ringrazio tutti coloro che ruotano attorno a un nostro evento, ma chiedo anche un applauso per tutti i lavoratori dello spettacolo. "Credo che la ripresa debba essere letta in diversi modi, quello del ritrovarci a essere noi stessi, di ciò che si da` al pubblico, dell’indotto economico che si crea e per tutta una serie di cose che fanno si` che questa modalita` possa continuare a esserci".

A quantificare l’impatto di Time In Jazz ci ha pensato un progetto del Ciset, Centro internazionale di studi sull’economica turistica, stabilendo che ogni euro investito nell’organizzazione della manifestazione ne produce 15 di spesa da parte del visitatore e 6 di valore aggiunto per un totale di 3 milioni di euro. Beneficio evidente tenuto conto dei 530 mila euro d’investimento iniziale. "Se alla prima edizione, quella del 1987, la platea era quella degli eventi di nicchia, col passare degli anni Time in jazz è arrivato a richiamare una media di 35 mila spettatori l’anno". Sulla provenienza del pubblico, i dati dicono che gli appassionati sardi sono il 60 per cento degli ospiti, mentre il 25 per cento arriva dal resto d’Italia e il 15 per cento di stranieri in vacanza. Dati eloquenti su quello che rappresenta il jazz per l’estate live italiana.

Andrea Spinelli