
Flat tax: versione mini a tre aliquote
Che cosa prevede il contratto - La Flat Tax sarebbe dovuta partire già nel 2019. Con due aliquote: una al 15% per i redditi fino a 80mila euro e l’altra al 20% per quelli superiori. In più era previsto un meccanismo di deduzioni e detrazioni fiscali per ogni componente del nucleo familiare fino a un reddito massimo di 50mila euro. La stima del nuovo sistema comporterebbe un minor gettito per l’erario di circa 50 miliardi di euro. Che cosa entrerà nella manovra - Ci sarà un’operazione in due tappe. Nel 2019 si partirà con la mini Flat tax per partite Iva e piccole imprese, con tre aliquote. Al 5% per le start up, al 15% per i professionisti con un giro di affari fino a 65mila euro, al 20% per chi ha redditi fino a 100mila euro. L’aliquota più bassa spetterebbe ai giovani under 35 o agli over 55. L’operazione potrebbe costare 3,5 miliardi. I tempi - Si cominceranno a sentire i suoi effetti solo sui redditi del 2020 e, quindi, sulle dichiarazioni del 2021. Una prima riduzione delle tasse potrebbe esserci già l’anno prossimo con una rimodulazione degli scaglioni Irpef da 5 a 3.

Pace fiscale: il condono può attendere
Che cosa è previsto nel contratto - Nessun condono tombale. La parola non compare mai nel documento chiave dell’esecutivo giallo verde. Si parla genericamente di una sanatoria destinata ai cittadini e ai contribuenti in difficoltà e che, in ogni caso, non dovrebbe cancellare le somme dovute al fisco se non nei casi limite. Ma il centrodestra, e in particolare la Lega di Salvini, non ha mai abbandonato l’idea di un vero e proprio ‘reset fiscale’ che potrebbe coprire almeno 20 dei 50 miliardi necessari per la flat tax. Che cosa entrerà nella manovra - Il provvedimento allo studio riguarderà solo i piccoli debitori, fino ad un massimo di centomila euro (interessi compresi) mentre saranno esclusi i grandi evasori. Non sarà, insomma, un condono ma una sorta di maxi-rottamazione delle cartelle ex Equitalia e delle liti fiscali attraverso un sistema cosiddetto di ‘saldo e stralcio’ e con un pagamento a forfait. In particolare le percentuali per calcolare la cifra necessaria per fare pace con il fisco sono tre, a seconda del reddito familiare: 6, 10 e 25% della cifra dovuta al fisco. L’operazione potrebbe costare 3,5 miliardi di euro. I tempi - Anche in questo caso, la prima fase della pace fiscale partirà nel 2018. Ma non è affatto escluso che possa essere replicata, con variazioni più o meno consistenti, nel 2020 e nel 2021.

Pensioni: ritocchi a quota 100
Che cosa prevede il contratto - Nel documento siglato da Di Maio e Salvini è previsto esplicitamente il superamento dell’attuale legge Fornero con la possibilità di lasciare il lavoro quando la somma di età anagrafica e contributi versati arriva a 100. E, in ogni caso, con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età. Un’operazione che, secondo le stime, potrebbe costare all’Inps circa 15 miliardi di euro. Che cosa entrerà nella manovra - Il governo vuole confermare l’impegno su quota 100. Ma con una serie di correttivi che dovrebbero alleggerire fortemente l’impatto della misura sui conti dello Stato. La cifra prevista non dovrebbe superare i 4,7 miliardi di euro. Per centrare questo risultato sarà introdotta una soglia minima a 64 anni per lasciare il lavoro e, inoltre, sarà possibile conteggiare solo due anni di contributi figurativi ai fini del raggiungimento dei requisiti previdenziali. L’assegno Inps sarà calcolato solo sulla base dei contributi effettivamente versati. Una parte del provvedimento dovrebbe essere coperta dal taglio alle pensioni d’oro, oltre i 4mila euro. I tempi - Anche in questo caso ci sarà un intervento in due fasi. Nel 2019 con una versione più ‘light’ di quota 100 e poi, a partire dal 2020, con l’introduzione della riforma a regime.

Reddito di cittadinanza: la riforma in due fasi
Che cosa prevede il contratto - È prevista l’introduzione di un reddito di cittadinanza fino a 780 euro al mese per tutti i cittadini in difficoltà e per i disoccupati. Secondo le stime del governo, sarebbero necessari a regime circa 17 miliardi. Ma, per un’estensione generalizzata del reddito, la cifra potrebbe lievitare fino a 35 miliardi di euro. Che cosa ci sarà nella manovra - Le risorse previste nella prossima legge di Bilancio potrebbero attestarsi sui 4-5 miliardi di euro, dalle quattro alle sette volte in meno rispetto a quello previsto per far marciare la misura a regime. Si partirà con la riforma e il potenziamento dei cosiddetti centri per l’impiego. La dote in gioco dovrebbe attestarsi sui 2 miliardi. Altrettanti (o poco di più) saranno sufficienti per garantire i 780 euro di reddito mensile alla platea dei cittadini che si trova nella soglia della povertà: cinque milioni. Il provvedimento dovrebbe, in ogni caso, inglobare l’attuale Reddito di Inclusione e cercare di estenderlo alle fasce più deboli. I tempi - Anche nel contratto era prevista una partenza in due fasi. Nel 2019 dovrebbero essere rilanciati i centri per l’impiego. Poi, dal 2020, il reddito di cittadinanza sarà esteso tenendo conto soprattutto delle fasce di reddito e dei nuclei familiari. Il provvedimento dovrebbe marciare a regime solo nel 2021.