Fonsai, UnipolSai incassa 42 milioni dai Ligresti

Le cause legali contro i figli dell’imprenditore e gli ex manager chiuse con una transazione. Il 28 l’ok dei soci

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Il prossimo 28 aprile calerà il sipario sull’ultimo atto di una delle battaglie finanziarie più dure dello scorso decennio, quella con cui Unipol, nel 2012, strappò Fonsai dalla morsa della famiglia Ligresti, a lungo ‘padrona’ della compagnia sotto l’ala protettrice di Mediobanca, prima che la gestione familistica di Salvatore Ligresti e dei suoi figli ne mettesse a rischio la tenuta, costringendo Piazzetta Cuccia ad un cambio di cavallo in corsa.

I soci di UnipolSai, in cui Fonsai venne incorporata otto anni fa, voteranno per chiudere con una transazione i giudizi promossi nei confronti di Jonella, Giulia e Paolo, i tre figli dell’Ingegnere di Paternò, scomparso nel maggio del 2018, e di altri 32 soggetti, ex amministratori, sindaci e consulenti che facevano riferimento all’allora azionista di controllo.

In cambio di un assegno da 42,2 milioni di euro, UnipolSai archivierà le cause con cui chiedeva conto dei danni patrimoniali prodotti da un lungo elenco di operazioni – consulenze, sponsorizzazioni, assegnazione di lavori – il cui comune denominatore era quello di trasferire le ricchezze di Fonsai nelle casse della famiglia siciliana. I consulenti del gruppo bolognese (Bonelli Erede, Bussoletti Nuzzo & Associati e il professor Vincenzo Ruoppo) hanno dato l’ok all’operazione, sottolineandone la "oggettiva convenienza" rispetto alla prosecuzione dei giudizi, alla luce dei rischi insiti nel contenzioso e della difficoltà di recupero degli importi, che "difficilmente" potranno arrivare ai 60 milioni rappresentati dai beni sequestrati ai Ligresti e agli ex manager Fausto Marchionni e Antonio Talarico (stimati in 20 milioni) e dai massimali di copertura (40 milioni) delle polizze D&O sulla responsabilità degli amministratori coinvolti.

Si tratta in ogni caso di cifre lontane dalle "centinaia di milioni di danni" stimati nel 2013 dal commissario ad acta Matteo Caratozzolo. Le azioni di responsabilità "producono grandi risultati per gli studi legali" ma non danno "grandi soddisfazioni postume" agli azionisti, ebbe a dire l’ad di Unipol, Carlo Cimbri.

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