Sabato 20 Aprile 2024

Flat tax, Tria resiste. La bozza del Def: salgono debito e deficit

Tagli ai ministeri per due miliardi. E la speranza è innalzare il Pil allo 0,3-0,4% grazie a cantieri e sgravi

Matteo Salvini e Giovanni Tria (Imagoeconomica)

Matteo Salvini e Giovanni Tria (Imagoeconomica)

Roma, 8 aprile 2019 - Il conto alla rovescia è cominciato. Domani il governo svelerà i numeri del Def, il Documento di economia e finanza che fissa i paletti della prossima Finanziaria. L’ultima trincea del ministro Giovanni Tria è la flat tax a due aliquote, fino a 50mila euro di reddito familiare. Operazione da 12 miliardi. La Lega vuole che le due paroline siano inserite già nel Def, per blindarle e farle diventare uno dei cavalli di battaglia campagna per le europee. Ma per via Venti Settembre parlare subito di tagli delle tasse rischia di avere un effetto pesante sullo spread.

Meglio rinviare tutto a settembre, quando si metterà mano alla manovra e alla riforma del fisco. Linea sostenuta dal M5S. Che, però, insiste sulle misure per la famiglia, dal bonus pannolini al quoziente familiare. Ma anche su questo fronte Tria frena. E oggi, a Palazzo Chigi, si presenterà con una bozza light , con due punti fermi: il rispetto del patto di stabilità e il via libera (‘salvo intese’) ai due decreti che devono stimolare il Pil: quello sulla crescita e lo Sblocca-cantieri. Nel primo dovrebbero trovare spazio le norme sui rimborsi per i ‘truffati’ delle banche.

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Nelle bozze del Def circolate ieri, il Tesoro prevede una crescita del Pil di appena lo 0,2%, che potrebbe salire fino a 0,3-0,4% grazie a misure antirecessive. Il deficit lieviterebbe al 2,4%. Per evitare la manovra correttiva, Tria è pronto ad far scattare le clausole di salvaguardia della Finanziaria 2019, con tagli di 2 miliardi alle spese dei ministeri, di cui 1,2 miliardi alla dote di via Venti Settembre (soldi che, per 900 milioni, erano destinati alle imprese). Altri 300 milioni arriveranno dal dicastero delle Infrastrutture, con sacrifici per il trasporto locale. Il resto dal ministero dello Sviluppo e dal Welfare.

Il nodo dell’Iva sarà rimandato a ottobre: servono oltre 20 miliardi per scongiurare l’aumento di tre punti previsto nel 2020. Ieri Conte ha spiegato che l’esecutivo farà il possibile per evitare un incremento delle tasse e che Tria «resta al suo posto». Tasto dolente, quello del debito che salirebbe ulteriormente, fino al 132,6%. Un livello che può portare alla procedura di infrazione Ue. In settimana i numeri dell’Italia saranno sotto la lente dell’Fmi.

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