Flat tax: cos'è, come funziona, a chi conviene. Versione 'minimal' in manovra

Scompare, per ora, la flat tax della campagna elettorale. Ecco chi vince e chi perde

Roma, 28 ottobre 2022 - La flat tax nella versione 'minimal' che entrerà nella manovra per il prossimo anno sarà nel solco della tassa piatta che già esiste per le Partite Iva e, per la parte più innovativa, potrà rivelarsi utile anche per i futuri rinnovi contrattuali dei lavoratori dipendenti e, dunque, potrà ottenere anche il consenso del sindacato. 

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Che cosa è la flat tax

La flat tax o 'tassa piatta', formula di derivazione americana elaborata Arthur Laffer, economista teorico ed ex consigliere di Ronald Reagan, mai applicata in Usa, ma per paradosso introdotta nella Russia di Vladimir Putin a inizi anni Duemila, è un meccanismo di imposizione fiscale che prevede una sola aliquota da applicare ai differenti livelli di reddito al di sopra di soglia minima di no tax area: per esempio, ma è solo un esempio, il 15 per cento per tutti i redditi sopra i 15mila euro. Dunque, chi guadagna 20mila euro paga 3000 euro e chi guadagna 100mila paga 15 mila euro.

Si contrappone a un sistema fiscale di tassazione progressivo con aliquote variabili e crescenti per i differenti e crescenti scaglioni di reddito: con l’effetto che all’aumentare del reddito, sale l’ammontare di tasse da pagare: in termini di esempio astratto, senza riferimenti al sistema italiano, si può ipotizzare un’aliquota del 15 per cento su 20 mila euro, con un esborso che resta a 3 mila euro, e un’aliquota media del 35 su 100 mila euro, con un esborso che sale a 35 mila euro. 

Tasse, fisco (foto iStock)
Tasse, fisco (foto iStock)

Scompare, per ora, la flat tax della campagna elettorale 

Matteo Salvini, durante la campagna elettorale, ha invocato e proposto un piano per introdurre per tutti, compresi i dipendenti, una tassa piatta al 15 per cento, ma nel corso di più anni. Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, a sua volta, ha insistito per una soluzione per 'famiglie e imprese', con una aliquota più alta (al 23%). Giorgia Meloni, però, ha tirato il freno a mano sulle due ipotesi

La flat tax 'minimal' della manovra 

A conti fatti, come ha spiegato la stessa premier qualche giorno fa, nella legge di Bilancio verranno inserite due innovazioni in materia: l''estensione della flat tax attuale per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato' e l’applicazione della flat tax ai redditi incrementali rispetto a quelli del triennio passato. In sostanza, rispetto alla situazione attuale, le Partite Iva che oggi possono contare sull’aliquota piatta del 15 per cento fino a 65mila euro di fatturato, potranno contarci anche se il fatturato arriva a 100 mila euro. In secondo luogo, la stessa aliquota (ma potrebbe essere anche più bassa) si dovrebbe applicare per quella fetta di redditi o di salari in più rispetto alla media dei redditi o delle retribuzioni degli ultimi tre anni: e in questo caso varrebbe anche per i lavoratori dipendenti che ottengono rinnovi contrattuali e aumenti di stipendio

Chi vince e chi perde alla roulette della flat tax 

Nel caso delle Partite Iva l’applicazione della flat tax comporta un sostanziale vantaggio rispetto alla tassazione ordinaria. Basta un esempio anche a livelli di fatturato o reddito relativamente bassi. Su 40.000 euro incassati, con il regime forfettario, si dovrà pagare 1.560 euro di tasse. Mentre con il regime ordinario si pagherebbe 7.400. Il guadagno cresce al crescere del fatturato o del reddito. 

Nel caso del lavoro dipendente, la situazione cambia. E, dunque, anche per gli incrementi di stipendio non è detto che la tassa piatta si riveli sempre conveniente. Un recente studio della Uil mette in evidenza che fino a un reddito di 26.600 euro lordi la flat tax al 15 per cento non conviene. E’ solo dai 27 mila euro che si avrebbero vantaggi. A 30 mila su pagherebbero tasse in meno per 22%. Chi ha redditi superiori ai 50 mila euro, sugli incrementi il vantaggio arriverebbe anche al 43 per cento.