Flat tax fino a 85000 euro: ecco a chi conviene. Esempio pratico e simulazione

L’innalzamento dei ricavi per accedere al regime agevolato frena le aggregazioni. Chi supera il limite deve fatturare fino a 110mila euro per ottenere lo stesso guadagno netto

Roma, 20 dicembre 2022 - Flat tax, a chi conviene? Secondo il governo, la modifica delle soglie dei compensi per accedere alla tassa piatta prevista dalla manovra è solo un antipasto di una riforma più ampia nel segno della semplificazione del sistema fiscale. Una riforma diretta, ovviamente, a ridurre il peso delle imposte. Se l’esecutivo darà seguito alla sue promesse resta da vedere. Quello che è certo, per il momento, è che l’innalzamento della soglia dei ricavi da 65mila a 85mila euro per accedere alla flat tax al 15% influirà sulle scelte di professionisti, autonomi e studi associati.

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Flat tax, tasse, foto generica (iStock)
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Il regime forfettario potenziato dalla legge di Bilancio è infatti estremamente vantaggioso. A fare qualche simulazione ci ha pensato il Sole 24 Ore. Ad esempio, per un contribuente iscritto all’Inps con 85mila euro di compensi annui, la flat tax al 15% porta un netto di 41.753 euro (considerati i costi forfettizzati, i contributi deducibili e l’imposta sostitutiva). Se si applicasse la tassazione ordinaria - ovvero l’Irpef e le addizionali locali - e ipotizzando che i costi effettivi siano uguali a quelli forfettari (22%), nelle tasche del contribuente “tipo” entrerebbero solo 33.938 euro. La differenza sarebbe quindi di 7.635 euro all’anno.

Per i professionisti iscritti alle casse previdenziali, il divario risulta più marcato a causa del diverso peso dei contributi. Un commercialista che guadagna sempre 85mila euro, grazie al nuovo forfait si metterebbe in tasca 49.527 euro, contro i 39.147 che deriverebbero dall’applicazione dell’Irpef ordinaria. La differenza, in questo caso, tocca i 10.380 euro annui. Da questi numeri si capisce quanto sia conveniente per alcuni scegliere il nuovo regime forfettario.

Stando alla norma che istituisce il forfait, il rispetto delle soglie nel 2022 consente di optare per il regime agevolato già dal primo gennaio 2023. In questo modo dovrebbe venire eliminata la spinta a contenere i ricavi di quest’anno entro il limite dei 65mila euro per non rischiare di uscire dal forfait nel prossimo. Certo, la riforma disincentiva la crescita dimensionale: l’asticella oltre la quale non spingersi per evitare di perdere i benefici fiscali viene spostata più in alto.

Tornando agli esempi di prima, un professionista iscritto all’Inps con 65mila euro di compensi, grazie alla flat tax si porta a casa 31.791 euro (sempre considerando che i costi effettivi siano uguali a quelli forfettari). Se la soglia non fosse stata alzata dalla legge di Bilancio, lo stesso professionista ma con ricavi pari a 75mila euro nel 2022, l’anno prossimo finirebbe nell’ambito della tassazione ordinaria. Ipotizzando compensi per 75mila euro anche nel 2023 – e un’incidenza dei costi analoga – il suo guadagno netto si ridurrebbe a 30.443 euro. In pratica, fatturando 10mila euro in più, gliene rimarrebbero 1.350 in meno. Stesso discorso, ma amplificato, considerando la soglia innalzata dalla manovra. Come detto, lo stesso professionista con 85mila euro di ricavi, con la flat tax intasca 41.573 euro. Per registrare la stessa cifra con la tassazione ordinaria, dovrebbe fatturare 108.930 euro. Nel caso del commercialista, a causa delle diverse aliquote contributive, per ottenere gli stessi introiti del regime forfettario (49.527 euro) il fatturato con l’Irpef ordinaria deve arrivare a 112.495 euro.

Per attutire il passaggio tra i due regimi, e ridurre al minimo le distorsioni, prima o poi sarà necessario introdurre un regime cuscinetto per chi supera i limiti del forfettario. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, su 170mila soggetti potenzialmente interessati dal provvedimento, perché rientrano nelle soglie e non hanno preclusioni di legge, solo 60mila aderiranno. Il tasso di adesione è stimato al 22,5% tra le imprese e al 58,7% tra i professionisti. La differenza dipende soprattutto dall’ammontare dei costi effettivi. Per i professionisti, le spese deducibili sono forfettizzate al 22%: chi sta sotto questo livello e può optare per la flat tax, aumenta i vantaggi; chi lo supera, invece, potrebbe avere convenienza a restare nella tassazione ordinaria, ma con un guadagno netto inferiore.