Flat tax 2023, autonomi e dipendenti a confronto: scarto Irpef fino a 27mila euro

Le simulazioni in uno studio Uil: nei casi estremi i dipendenti verserebbero oltre l'800% di imposte in più rispetto alle partite Iva soggette a tassazione forfettaria agevolata (15%)

Roma, 6 dicembre 2022 - "La discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi risulta accresciuta". E' l'osservazione di Bankitalia in riferimento alla flat tax per gli autonomi contenuta in manovra, che innalza l'aliquota agevolata al 15% fino agli 85mila euro di fatturato. Una delle misure più criticate della legge di Bilancio partorita dal governo Meloni. Proprio la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno progressivo come l'Irpef per i dipendenti, in un periodo di inflazione elevata, "comporta un'ulteriore penalizzazione per chi è soggetto a quest'ultimo", ha fatto notare ieri Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica di Palazzo Koch, in audizione alla Commissione Bilancio della Camera. 

Ma a quanto ammonta questa discrepanza di cui parlano gli analisti? Fa i calcoli la Uil, che propone una simulazione sulle tassazioni a parità di imponibile. Secondo uno studio del Servizio politiche fiscali del sindacato, un lavoratore autonomo verserebbe fino a 27mila euro di Irpef in meno ogni anno, rispetto a lavoratori dipendenti e pensionati, senza contare lo sconto sui contributi previdenziali. "Una differenza enorme che non trova giustificazione", sottolinea il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. Nei casi estremi i dipendenti verserebbero infatti oltre l'800% di imposte in più. 

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Ecco tre esempi citati dallo studio Uil, realizzato analizzando l'imposta sostitutiva al 15% rispetto al fatturato e rispetto al reddito imponibile dopo l'applicazione dei coefficienti di redditività per gli autonomi e lo sconto sulla contribuzione, ovvero quei parametri che si basano sui costi che devono sostenere gli autonomi per l'esercizio delle loro attività e che variano in base al settore. Lo squilibrio è evidente sia nelle fasce più alte che in quelle più basse.

  • Un lavoratore autonomo del settore immobiliare e delle costruzioni con un reddito imponibile di 73.100 euro pagherà un'imposta di 8.224 euro a fronte dei 25.275 euro di un lavoratore dipendente (il 34,58%) e dei 25.365 di un pensionato (il 34,70%).
  • Per un ambulante del settore non alimentare con un reddito di 45.900 la tassazione sarà di 5.164 contro una spesa  a pari reddito di 12.801 per un dipendente (il 27,89%) e di 13.226 (il 28,82%) per un pensionato.
  • La discrepanza aumenterà all'aumentare del reddito fino al caso limite citato dallo studio Uil di una differenza dell'804% sull'Irpef pagata da un autonomo nel settore commercio alimentari e bevande con 85.000 di fatturato (3.825 euro) e quella di dipendenti e pensionati con lo stesso reddito (rispettivamente 30.766 e 30.906 euro).

Già dalle dichiarazioni 2020 emergeva che dipendenti e pensionati "versano oltre il 96% dell'Irpef netta e ormai rappresentano l'89% dei cittadini che pagano l'Irpef. Un dato che per effetto della Flat tax non potrà che aumentare", osserva Proietti, il quale ribadisce la necessità di "un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra Costituzione" e di una battaglia vera contro l'evasione che ogni anno "sottrae ai cittadini oltre 100 miliardi di euro, l'equivalente di 3 leggi di bilancio".