Fisco: rinvio delle cartelle e nuova Irpef. Ecco il piano tasse (senza flat tax)

Il governo lavora a un sistema di aliquote semplificato. Ma incombe il diktat Ue: nel mirino tornano gli immobili

Daniele Franco, 67 anni, è il ministro dell’Economia e delle finanze dal 13 febbraio

Daniele Franco, 67 anni, è il ministro dell’Economia e delle finanze dal 13 febbraio

Il cantiere fiscale è ufficialmente aperto. Con tanto di commissione di esperti per una riforma a 360 gradi. Sul modello di quella storica che, negli anni 70, delineò l’attuale sistema centrato sulle aliquote Irpef. Ma attenti a coltivare facili illusioni. Per almeno due motivi. Primo: per ridurre le tasse il governo non potrà utilizzare neanche un euro dei 200 e passa miliardi messi a disposizione dall’Europa. Secondo: l’intervento dovrà in ogni caso garantire l’equilibrio dei nostri conti pubblici. Parole che, tradotte in soldoni, sgombrano subito il terreno dai voli pindarici sul modello, particolarmente caro ai leghisti, della flat tax. Ipotesi definitivamente archiviata. Prende quota, invece, l’ipotesi di un nuovo rinvio delle cartelle esattoriali. Il decreto dovrebbe essere approvato entro il 30 aprile. Ma che cosa succederà, nei prossimi mesi, sul fronte fiscale? E su quali ipotesi sta lavorando l’esecutivo?

La riforma

La tabella di marcia di Palazzo Chigi è piuttosto serrata. Entro il 31 luglio il Parlamento dovrebbe dare il via libera a un disegno di legge delega che terrà conto anche della "indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario avviata dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato ancora in corso di svolgimento". Subito dopo sarà nominata una task force di esperti che avrà il compito di mettere a punto un progetto operativo.

Irpef e lotta  all’evasione

Nel Documento presentato in Parlamento è prevista la revisione dell’Irpef, con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo e di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività e l’equilibrio dei conti pubblici". Le risorse per tagliare le tasse dovranno in ogni caso arrivare dalla lotta contro l’evasione fiscale, che farà ricorso a tecniche molto avanzate, dall’intelligenza artificiale fino all’analisi dei social. Non a caso il governo prevede l’assunzione di altri duemila ’007 fiscali’ dotati di professionalità adeguate "nell’analisi avanzata di dati, nell’informatica, nel controllo fiscale sia dei fenomeni interni sia transnazionali, di esperti in fiscalità internazionale, di informatici, di ingegneri e di esperti in diritto ed economia".

Semplificazione

Sarà una delle parole-chiave della riforma. Per questo il premier, Mario Draghi, non ha mai nascosto, fin dal suo discorso di insediamento, di guardare al modello danese, riformato una decina di anni fa istituendo, anche in quel caso, una commissione di esperti ad hoc. Il sistema ha alleggerito il carico fiscale sul lavoro ma ha anche portato il sistema a due aliquote base più una terza che si applica a livello municipale. La progressività è garantita da un sistema di deduzioni e l’imposta massima non può superare il 52%. L’estrema semplicità delle aliquote consente anche una maggiore incisività nei controlli.

Addio flat tax

Sembra ormai tramontata l’ipotesi, particolarmente cara alla Lega, della flat-tax o dell’imposta unica al 15%: non piace né al Fmi né a Bruxelles ed è stata a malapena digerita anche nella versione più soft, che riguarda attualmente solo le partite Iva fino a 65mila euro di reddito. Potrebbe finire nel dimenticatoio anche il disegno dei Cinquestelle per una riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 3. Cresce, invece, dalle parti del Ministero dell’Economia, l’interesse sul modello tedesco, basato su 4 scaglioni e una maxi aliquota variabile che cresce progressivamente al reddito percepito.

Attenti agli immobili

La riforma fiscale, però, potrebbe riservare ancora brutte sorprese per i proprietari di immobili. Non è un segreto che da anni Bruxelles chiede una revisione radicale degli attuali estimi catastali, che i Comuni non hanno mai aggiornati e che spesso risultano con valori decisamente non in linea con quelli del mercato. Ma nel ’frullatore’ della riforma potrebbe finire anche l’esenzione dell’Imu sulla prima casa, altro capitolo che l’Europa non ha mai digerito.

 

 

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