Fisco, stangata da 57 miliardi. Tasse locali a rischio boom

Iva, Ires e acconti Irpef: ingorgo di scadenze a novembre

Tasse, fisco, agenzia delle Entrate: foto generica (Ansa)

Tasse, fisco, agenzia delle Entrate: foto generica (Ansa)

Milano, 4 novembre 2018 - Cinquantasette miliardi. Li verseranno questo mese al Fisco gli italiani. Da sempre novembre è il periodo dell’anno più impegnativo per i contribuenti: l’Erario fa cassa. La super cifra sarà pagata, secondo i calcoli dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, per gli acconti Ires e Irpef, i versamenti dell’Iva, dell’Irap e delle addizionali regionali, comunali e le ritenute dell’Irpef dai lavoratori dipendenti, i possessori di altri redditi e soprattutto da imprenditori e autonomi. Il gettito tributario complessivo si aggira attorno ai 500 miliardi l’anno, in una serie di scadenze fiscali che si concentrano proprio tra novembre/dicembre e giugno/luglio. 

L’imposta più onerosa che imprese e lavoratori autonomi verseranno è l’Iva, che comporterà un incasso per il Fisco di 15 miliardi. Segue l’acconto Ires in capo alle società di capitali che anticiperanno all’Erario 14 miliardi. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i datori di lavoro, daranno invece al Fisco le ritenute per un importo pari a 11,5 miliardi. L’acconto Irpef costerà alle aziende 7,4 miliardi mentre l’Irap implicherà un prelievo di 6,5. Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale sempre Irpef peserà in entrambi i casi per poco più di un miliardo. Infine l’addizionale comunale Irpef e le ritenute bonifici detrazioni Irpef preleveranno dalle casse delle aziende 400 e 177 milioni. 

Avverte il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo: «Non saranno poche le imprese che avranno problemi a onorare queste scadenze. A causa dei mancati pagamenti, una buona parte delle 950mila aziende che lavora per soggetti pubblici deve ancora incassare 57 miliardi». Così, con poca liquidità e il perdurare delle difficoltà di accesso al credito, per questi imprenditori non sarà facile recuperare i soldi per pagare le tasse. È per questo, conclude Zabeo, «che chiediamo al governo di trovare una soluzione. Si consenta almeno la compensazione tra i crediti vantati verso la P.A. e le imposte dovute al Fisco».

Un Fisco sempre più opprimente anche dal punto di vista degli oneri burocratici. Tanto che, sempre secondo la Cgia di Mestre, sebbene sia in arrivo la fatturazione elettronica, nel 2019 il numero delle scadenze/adempimenti è destinato ad aumentare fino a superare quota 100 per le piccole aziende (50 dipendenti) che intrattengono scambi commerciali con l’estero (88 invece per un negozio con 5 dipendenti e 29 per un artigiano senza collaboratori), mentre la pressione fiscale complessiva resterà al 41,8% come quest’anno.

Ma il rischio è che, in attesa della flat tax (per ora destinata solo alle partite Iva), la pressione aumenti a livello locale: la manovra non ha confermato i blocchi delle imposte territoriali previsti da Renzi e Gentiloni. E quindi Regioni e Comuni potranno aumentare le aliquote fino ai livelli massimi. Cioè il 3,3% per l’addizionale Irpef regionale, lo 0,8% per quella comunale (con l’eccezione di Roma dove è già allo 0,9%) e il 10,6 per mille per Tasi e Imu sulle seconde case.

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