Firenze, la Toscana e l’economia circolare Scende in campo la Camera di Commercio

Da tre anni l’ente camerale del capoluogo accompagna le imprese verso la sostenibilità

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Economia circolare è un’espressione generica per definire un’economia pensata per potersi

rigenerare da sola. Perché questo concetto possa concretizzarsi, serve ripensare il modello produttivo classico, basato sull’iper sfruttamento delle risorse naturali e orientato all’unico obiettivo della massimizzazione dei profitti da raggiungere tramite la riduzione dei costi di produzione.

Sono ormai quasi tre anni che la Camera di commercio di Firenze e la sezione regionale dell’Albo gestori ambientali propongono alle aziende di lavorare sull’economia circolare. Le pmi sono infatti quelle meno informate sulle potenzialità derivanti dalla riduzione degli sprechi e il riutilizzo dei materiali. Lo scorso anno è partito un nuovo progetto di formazione e sperimentazione per migliorare la circolarità delle imprese toscane che ha coinvolto l’Istituto di management della scuola superiore Sant’Anna, la sezione regionale dell’Albo gestori, la Camera di commercio di Firenze e 16 aziende.

Dopo un primo momento di formazione generale rivolta ad un centinaio di imprese interessate, sono stati costituiti tavoli di lavoro sulla base delle caratteristiche e dei settori merceologici delle imprese che hanno aderito al percorso, ovvero moda, food e servizi. Nel corso di sei incontri le imprese hanno risposto ai questionari proposti sulla misurazione delle fasi di approvvigionamento, design, produzione, distribuzione e gestione rifiuti. E’ stata misurata in particolare la circolarità immateriale delle imprese, cioè la loro propensione all’innovazione e al cambiamento, e sono state individuate le figure professionali più adatte al processo di innovazione. I risultati dei questionari sono stati discussi ai singoli tavoli e in sessione plenaria. Sono state infine prodotte delle linee guida, settore per settore. Il progetto si è concluso a maggio scorso. I risultati, le normative in

materia e le prospettive future sono state presentate mercoledì 11 dicembre, nel corso dell’incontro «Economia circolare: a che punto siamo?» che si è svolto nella sala corsi della Camera di commercio di Firenze, in piazza dei Giudici.

Ad illustrare i risultati e le aspettative del progetto il professore ordinario della scuola superiore di studi universitari Sant’Anna, Marco Frey (nella foto a destra), mentre Pierluigi Altomare, del ministero dell’Ambiente, ha ricordato le principali normative in materia di economia circolare. Dal progetto sono emerse una serie di difficoltà per le piccole aziende, che sono sì interessate all’economia circolare, ma che spesso non hanno punti di riferimento, non sanno distinguere tra rifiuti e sottoprodotti, non conoscono la differenza tra materie prime e materie prime secondarie né il significato di «end of waste», ovvero, semplificando, ciò che dei rifiuti è possibile riutilizzare. Non hanno personale da dedicare, oppure non hanno personale esperto in materia. Ed anche se volessero investire in economia circolare, i costi sono elevati e richiedere finanziamenti europei è complicato e ci vuole tempo.

Gli enti pubblici possono però aiutare le imprese, facendole incontrare, accompagnandole nella creazione di sinergie, per poi ritirarsi e lasciare spazio all’iniziativa privata. E’ quello che può e intende fare la Camera di commercio, avvalendosi dei risultati del progetto, il cui obiettivo è stato quello di individuare dei casi virtuosi, che già attuano l’economia circolare. per poi studiare dove e come le pmi possono interagire, in modo da implementare il processo virtuoso. «In Toscana abbiamo una situazione a macchia di leopardo», commenta Marco Tortora, presidente di Fair, associazione che promuove i valori della sostenibilità tra i giovani e che ha accompagnato nel mondo dell’economia circolare una delle 16 aziende che hanno aderito al progetto della Camera di commercio e dell’istituto Sant’Anna. «Ci sono imprese che già fanno economia circolare. Si sono mosse da sole, senza alcun aiuto, come per esempio nella moda, consapevoli che fare economia circolare non significa solo abbattere i costi, ma efficientare e velocizzare la produzione, servire meglio il cliente e creare un prodotto migliore per il retail».

Sul tema c’è molta attenzione nella regione, fa presente Tortora, «a livello imprenditoriale, ma anche politico e istituzionale. C’è però anche molta confusione, difficoltà normative e di accesso al credito. Per questo è necessario aiutare le aziende, con semplicità e velocità». E’ quello che stanno facendo la Camera di commercio, con il progetto in collaborazione con il Sant’Anna, che proseguirà anche nel 2020, ma anche con le consulenze dedicate e la formazione. Da gennaio partiranno una serie di incontri finalizzati a formare esperti di gestione rifiuti ed economia circolare.

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