Giovedì 25 Aprile 2024

Fino a tre miliardi per Mps Il governo studia l’aumento

Secondo Bloomberg il Mef vuole ricapitalizzare per facilitare la fusione. Alla fine dell’operazione il Tesoro riceverebbe in cambio azioni di UniCredit

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di Pino Di Blasio

Ogni giorno un tassello in più, una cifra, un’indiscrezione, un report finanziario, per provare a comporre un mosaico per niente semplice. L’affare UniCredit-Monte dei Paschi e la trattativa tra il gruppo di piazza Gae Aulenti e il Ministero dell’Economia e Finanze vive di lanci di agenzie e boatos, mentre i giocatori sono al lavoro per decifrare i conti di Rocca Salimbeni e scovare eventuali problemi nascosti tra le pieghe dei bilanci.

La novità di ieri, ma è solo nella cifra, arriva da Bloomberg. Il Ministero dell’Economia starebbe valutando un aumento di capitale fino a 3 miliardi e mezzo di dollari, poco più di 3 miliardi di euro, per rafforzare la solidità patrimoniale di Banca Mps e dare corpo alle intenzioni di UniCredit di un’acquisizione che sia neutrale per il capitale del gruppo guidato dall’ad Andrea Orcel. I miliardi dell’aumento di capitale, che sono ancora oggetto di discussione, sono legati agli esiti della due diligence che il team UniCredit, con a capo il responsabile delle strategie e delle fusioni&acquisizioni Andrea Maffezzoni, ha avviato il 3 agosto nella data room aperta da Rocca Salimbeni.

La strada preferita dal governo, e indicata anche dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, è quella di lanciare l’aumento di capitale offrendo agli altri azionisti del Monte dei Paschi, soprattutto alle Assicurazioni Generali che ha il 4,31% del capitale, mentre il Mef ha il 64,23% e il resto è diluito tra flottante e azionisti con quote percentuali sotto il 2%, un’opzione per non vedere diluita la partecipazione. Le scelte di Generali e degli altri dipenderanno ovviamente dall’offerta che farà il Tesoro, in caso di aumento miliardario.

Molto probabile che l’inoptato sarà massiccio. Dopo l’aumento, il governo tratterà con UniCredit per il concambio delle azioni. Ma è chiaro che il fattore preponderante sarà il "perimetro definito di attività di Mps" che l’ad Orcel e UniCredit alla fine vorranno acquisire.

Anche sulla struttura dell’operazione, che gli analisti intervistati da Bloomberg hanno definito simile a quella che ha portato alla nascita di Banco Bpm, fusione tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare, non ci sono novità salienti. Sarebbe uno scambio ’carta con carta’, come accadde tra la Popolare di Verona e quella di Milano, preceduto da un aumento di capitale per la prima, per equipararla alla solidità della partner lombarda. Il Ministero riceverebbe azioni UniCredit in cambio della quota di maggioranza di Mps, che salirebbe di sicuro dopo l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Le stime degli analisti parlavano del 5-6%, qualche politico, come la Meloni, si è spinto fino all’8%. Ma la condizione essenziale è che saranno azioni senza diritto di voto. "Non saranno alterati gli equilibri di governance del gruppo – ha assicurato il ministro Franco – ma l’esecutivo non rinuncerà ai benefici economici e finanziari delle azioni". Aspetto che renderebbe meno salato il conto del salvataggio di Mps per lo Stato.

Il resto della trattativa è stazionario: niente crediti deteriorati (4,2 miliardi) e contenziosi legali (6 miliardi di petitum), sportelli in Sicilia e Puglia da girare al MedioCredito Centrale, destini del marchio Mps e della direzione generale da definire. Come anche l’aumento di capitale, dettagliato alla fine della due diligence.

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