
IN MOLTI SE L’ASPETTAVANO ma ora c’è chi ne paga le conseguenze sulle proprie tasche, sborsando ogni mese delle rate dei mutui più salate. Stiamo parlando dell’aumento dei tassi d’interesse che sta rendendo la vita un po’ più difficile a chi si è indebitato per comprar casa negli anni scorsi. Non tutti i mutuatari, a dire il vero, oggi devono tirare la cinghia ma soltanto chi ha fatto la scelta (sbagliata) di accendere un mutuo a tasso variabile, i cui interessi passivi seguono passo passo l’andamento del costo del denaro. Da quando la Banca Centrale Europea ha cominciato ad alzare i tassi d’intesse, le rate dei finanziamenti a tasso variabile hanno iniziato a lievitare, come dimostrano i calcoli contenuti nell’edizione di agosto dell’Osservatorio di MutuiOnline.
Chi aveva sulle spalle un debito di 160mila euro da rimborsare in 30 anni, all’inizio del 2022 pagava 472 euro al mese mentre nel 2023, a parità di importo e di scadenza, il peso della rata è salito attorno agli 800 euro. L’incremento è nell’ordine del 69% in soli 12 mesi e certo non è facilmente sostenibile per una famiglia media. Dormono invece sonni tranquilli i mutuatari che, quando il costo del denaro era ai minimi storici e addirittura era sotto zero, hanno avuto la lungimiranza di scegliere i mutui a tasso fisso, bloccando per sempre l’importo delle rate e la quota di interessi da pagare ogni mese. Per chi a preferito il tasso variabile, però, è inutile piangere sul latte versato.
C’è infatti qualche soluzione per correre ai ripari e alleggerire il peso delle rate. A suggerirla è stata la stessa Abi (Associazione bancaria italiana) che in estate ha diramato un’apposita circolare, indicando tre possibili vie d’uscite. La prima, più semplice, consiste nell’allungare la scadenza del mutuo. I debitori oggi più in difficoltà sono infatti quelli che hanno sulle spalle un debito ancora consistente perché sono agli inizi del piani di rimborso. Dunque, se si tratta di mutuatari ancora giovani, allungare di un po’ la scadenza del prestito consente di diluire un po’ nel tempo la restituzione del debito. E non va dimenticato che la durata del finanziamento può arrivare sino al compimento dei 75 anni di età da parte del debitore. Una seconda soluzione indicata dall’Abi, un po’ meno agevole, è la richiesta della sospensione delle rate attingendo alle risorse di un fondo governativo (il Fondo Gasparrini, istituito da più di un decennio).
La richiesta va presentata alla banca ma è riservata solo ai mutui di importo inferiore a 250mila euro e a chi si trova in particolari situazioni di difficoltà, per esempio ha perso il lavoro, è finito in cassa integrazione oppure ha subito un grave infortunio che ha provocato una situazione di pesante invalidità. Terza via d’uscita consiste nel rinegoziare con la propria banca il finanziamento, passando da un piano di rimborso a tasso variabile a un altro a tasso fisso. In questo caso, va ricordato che l’ultima legge di bilancio per il 2023 consente di fare la rinegoziazione del prestito senza alcun costo aggiuntivo, a due condizioni: il mutuo deve avere un importo inferiore a 200mila euro e i debitori devono avere un reddito Isee inferiore a 35mila euro annui.
Oltre alle vie di uscita indicate dall’Abi, c’è sempre la possibilità di optare per la "rottamazione" del mutuo, che consiste di rivolgersi a un’altra banca che offre condizioni migliori e farsi dare un nuovo prestito per estinguere e sostituire quello precedente. Dal lontano 2007, questa operazione può essere eseguita senza costi attraverso la surroga, cioè trasferendo l’ipoteca da una banca all’altra con una scrittura privata, risparmiando così le spese notarili.