
TITOLI DI STATO europei di lunga scadenza, buoni del Tesoro americani indicizzati all’inflazione, bond dei paesi emergenti denominati in valuta...
TITOLI DI STATO europei di lunga scadenza, buoni del Tesoro americani indicizzati all’inflazione, bond dei paesi emergenti denominati in valuta locale. Ecco il tris obbligazioni che possono garantire rendimenti interessanti agli investitori, adesso che la politica monetaria delle banche centrali sembra avviata verso un ciclo di tagli ai tassi di interesse. A delineare questo quadro, in una recente analisi sul settore del reddito fisso, è stato Alberto Foà (nella foto), fondatore e presidente della società di gestione del risparmio AcomeA. Innanzitutto, Foà ha messo in evidenza che i titoli governativi europei di lunga scadenza, oltre i 20 o 30 anni, sono oggi tornati a offrire rendimenti interessanti, dopo aver perso gran parte del loro valore negli anni scorsi, quando i tassi di interesse aumentavano. Non appena le banche centrali fanno salire il costo del denaro, infatti, le obbligazioni che si deprezzano di più sono proprio quelle di lunga durata emesse negli anni precedenti, poiché gli investitori le vendono a man bassa per fare spazio nei loro portafogli a titoli di nuova emissione che offrono interessi ben più allettanti.
Non a caso, negli anni passati le quotazioni dei titoli di stato di certi paesi come la Germania (i Bund) e l’Austria sono colate a picco, perdendo fino al 60-70% del loro valore. Un calo dei prezzi corrisponde però a un amento dei rendimenti per chi riacquista le obbligazioni sul mercato. "Il Bund a 30 anni, che è il titolo cardine per quanto riguarda la crescita europea, ha visto il proprio rendimento passare dallo zero del periodo post Covid a oltre il 3% di oggi", sottolinea Foà, che considera interessanti le quotazioni di queste scadenze lunghe per chi vuole fare acquisti di titoli di stato tedeschi. In Europa, per il presidente di AcomeA è meglio invece essere cauti con le obbligazioni societarie (corporate bond), in particolare quelle del settore bancario e finanziario, che si sono già apprezzate in passato rispetto ai titoli di stato, con una conseguente riduzione degli spread, i differenziali di rendimento sui bond governativi. Comprare adesso i corporate bond, insomma, è una scelta un po’ più rischiosa che nei mesi scorsi. Spostandosi fuori dal Vecchio Continente e indirizzandosi negli Stati Uniti, invece, Foà guarda con favore ai Tips di lunga scadenza, cioè i titoli di stato americani indicizzati all’inflazione. Quelli a 30 anni, per esempio, offrono un rendimento reale (cioè in aggiunta al tasso di aumento dei prezzi) vicino al 2,7%: "Si tratta di livelli alti in rapporto alle medie storiche", spiega Foà, "e garantiscono un ritorno interessante al netto dell’inflazione e senza esporsi al rischio di credito".
Acquistare i Tips è dunque una strategia azzeccata per chi vuole fare "una scelta da ’cassettista’ – sostiene ancora Foà – cioè comprare in titoli e tenerseli nel portafoglio per molti anni, proteggendo così i propri risparmi dagli effetti erosivi del caroprezzi". Anche nei mercati obbligazionari dei paesi emergenti, però, secondo il fondatore di AcomeA Sgr non mancano i titoli interessanti. Ci sono infatti nazioni come il Messico, la Colombia o il Sudafrica dove i rendimenti reali delle obbligazioni superano il 5%, arrivando anche al 7% nel caso del Brasile. Merito di politiche monetarie restrittive da parte delle banche centrali che hanno ancora ampio margine di intervento sui tassi di interesse. Non solo: il debito pubblico di diversi paesi emergenti in rapporto al Pil è attorno al 50%, un livello ben più contenuto rispetto agli Stati Uniti o ad alcuni membri dell’area euro, dove supera il 100%. Una condizione, questa, che contribuisce a rafforzare l’appeal dei bond in valuta locale delle nazioni in via di sviluppo.