Flussi di liquidità: il paradosso tedesco

Davide

Biocchi

Spesso si tende a pensare che l’andamento degli investimenti sia influenzato dall’alternarsi dei cicli economici. È infatti intuitivo che durante le fasi di espansione economica le aziende abbiano buoni risultati, mentre durante i periodi di rallentamento o recessione le cose per loro peggiorino. Di conseguenza, ci si aspetta generalmente che i mercati azionari scendano durante le crisi e salgano durante le espansioni. Tuttavia, un fatto recente mette in discussione questa relazione tra economia e finanza e solletica dubbi e perplessità. Mi riferisco alla situazione della Germania, dove è appena emerso che l’economia tedesca è entrata in una fase di recessione tecnica, ovvero il Pil è diminuito per due trimestri consecutivi. Nonostante ciò, solo tre giorni prima di questa notizia, l’indice della borsa di Francoforte, il DAX, aveva raggiunto nuovi massimi storici, superando il precedente record registrato all’inizio del 2022. Ora, questa discrepanza suscita immediatamente la domanda su come sia possibile che un mercato azionario, teoricamente rappresentativo dell’economia sottostante, raggiunga nuovi massimi mentre l’economia offre segnali così preoccupanti. La risposta è semplice: la finanza è strettamente legata a doppio filo e dipendente dai flussi di liquidità e non da altro. Il fatto che questi si muovano di solito coerentemente con i cicli economici maschera questa realtà. Ma quando ci sono molti, anzi forse troppi soldi in circolazione (lo dico in riferimento alle iniezioni corpose delle banche centrali mai ritirate), i flussi possono portare a paradossi come quello di cui sopra; la legge di domanda e offerta spinge i prezzi di beni come la azioni – emesse in numero finito – ad aumentare di valore. Si tratta di una verità anti-intuitiva, come nel caso attuale e proprio per questo la relazione tra borse e flussi di liquidità dovrebbe essere sempre tenuta in massima considerazione da trader e investitori, più di qualsiasi altra cosa. Dovremmo semmai chiederci perché, nonostante la fase economica incerta, le azioni continuino ad essere acquistate. Forse c’è davvero troppa liquidità in circolazione, oppure c’è solo la paura di perdere potere di acquisto a causa dell’inflazione e quindi si acquistano azioni come protezione? Se così fosse giova considerare che acquistare azioni in contesti economici negativi, comporta il rischio di pagarle più del loro reale valore. Chi compra ora e a quei prezzi i titoli tedeschi sta facendo la cosa giusta?

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