
PER ANNI hanno guardato altrove, soprattutto verso i listini effervescenti di Wall Street. Ora, però, qualcosa è cambiato e gli...
PER ANNI hanno guardato altrove, soprattutto verso i listini effervescenti di Wall Street. Ora, però, qualcosa è cambiato e gli investitori internazionali stanno puntando di nuovo i riflettori sulle Borse europee. A metterlo in evidenza sono due fund manager azionari di una grande casa di gestione del risparmio: Jon Ingram e Alexander Whyte, che fanno parte dell’internazional equity group di J.P. Morgan Asset Management e nelle scorse settimane hanno incontrato a Londra la stampa di diversi paesi del Vecchio Continente. "Le stelle dell’Europa si stanno allineando", hanno detto Ingram e Whyte, usando una metafora zodiacale che ben sintetizza una serie di fattori macroeconomici, geopolitici e finanziari capaci appunto di riportare gli investitori a credere nei mercati azionari del nostro continente. A sostegno di questa visione, Ingram e Whyte hanno snocciolato dati e grafici che parlano chiaro: le Borse europee oggi hanno valutazioni interessanti, i bilanci societari sono solidi e, soprattutto, c’è un contesto macroeconomico in miglioramento.
Dopo anni di austerità e stagnazione, per i due gestori di J. P. Morgan AM si cominciano a vedere segnali di ripresa sul fronte fiscale, con i governi pronti a spendere di più, soprattutto in difesa e transizione energetica. E’ vero che il peso dei debiti pubblici è tutt’altro che trascurabile ma c’è anche la politica monetaria che fa la sua parte: la Banca Centrale Europea ha infatti iniziato a tagliare i tassi e il mercato scommette su ulteriori riduzioni nei prossimi mesi. Lo scenario sembra cambiato anche tra i consumatori. L’inflazione che aveva eroso il potere d’acquisto negli anni scorsi sta lentamente rientrando, mentre si aprono spiragli di una distensione sul fronte del conflitto russo-ucraino con ricadute positive su energia e fiducia degli stessi consumatori, seppur con tutte le cautele necessarie. "Le famiglie europee", hanno sottolineato Ingram e Whyte nel loro intervento, "stanno ricostruendo risparmi e capacità di spesa: un segnale importante per la domanda interna, spesso sottovalutata nei modelli di crescita".
Sul fronte aziendale, si respira aria nuova. Le imprese europee, specialmente quelle focalizzate sul mercato domestico, stanno tornando a battere le attese sugli utili. Non solo: finalmente iniziano a usare con decisione i loro risultati di bilancio, distribuendo dividendi generosi e avviando programmi di riacquisto di azioni. "È un cambiamento culturale, oltre che finanziario", osservano da JP Morgan AM. Tra i settori da tenere d’occhio figurano le banche europee, che dopo anni difficili mostrano oggi profili di redditività migliori di quelle statunitensi. Anche il comparto tecnologico, pur senza la presenza di colossi come Apple o Microsoft, offre opportunità interessanti grazie alla minore copertura da parte degli analisti sui titoli del settore. Il che crea un terreno fertile per chi cerca alpha, ovvero extra-rendimento rispetto al mercato, poiché in Europa ci sono più titoli hi-tech il cui vero valore non è stato ancora scoperto dalle case di investimento e dunque dal mercato. Anche per questa ragione le valutazioni delle azioni europee sono inferiori rispetto a quelle americane, e ciò sta attirando fiumi di capitale. Nei primi mesi del 2025, i fondi azionari europei che investono in large cap (cioè in società a capitalizzazione elevata) hanno registrato afflussi netti superiori ai 20 miliardi di euro: un livello che, come hanno sottolineato i de gestori di J.P. Morgan AM, "non si vedeva da anni". Naturalmente, non mancano le incognite e la prudenza è d’obbligo ma, per la prima volta da tempo, il Vecchio Continente ha le stelle a suo favore.