
MENTRE LA COMMISSIONE europea rilancia il Green Deal con norme più stringenti e nuove richieste di commitment le grandi aziende giocano le loro carte per cercare di trainare la transizione energetica e farsi messaggeri di un cambiamento avvertito come sempre più urgente sia per le persone sia per il pianeta. È il caso di Banca Generali che ha fatto delle tematiche Esg un punto di forza di business e un progetto di comunicazione di “impatto” sulla comunità per sensibilizzare alle sfide dell’Agenda 2030 dell’Onu. A metà del piano triennale la banca private guidata da Gian Maria Mossa (foto a destra) è stata in grado di realizzare una crescita di 6,5 miliardi delle masse Esg portandole a 14,1 miliardi (il 34% del totale gestito) i prodotti ispirati a investimenti che determinano risvolti sociali, ambientali e di trasparenza nel governo societario.
Per la banca la creazione di valore condiviso spazia dalla proposizione d’offerta alla governance, passando per la ridefinizione ormai nel lontano 2017 del proprio modello di business costruito intorno a una vision non più solo di qualità e innovazione, ma anche e soprattutto di sviluppo sostenibile. Spicca in questa mission il ruolo al fianco delle famiglie nella “protezione” dei loro patrimoni e progetti di vita. Volendo scendere ancor più nel concreto oltre all’incremento di masse Esg e ai fondi creati con questa vocazione, entro il 2025 la banca punta a una riduzione dell’impronta di carbonio del 25% rispetto al 2019 in relazione agli investimenti azionari gestiti da BG. Entro il 2030 l’obiettivo è una graduale eliminazione di tutti gli investimenti in aziende collegate ai combustibili fossili, mentre al 2040 è fissato il traguardo delle zero emissioni nette.
Una filosofia ben radicata nell’istituto che è stata fatta propria a tutti i livelli. La trasformazione nella realtà del Leone "ha infatti permeato tutte le funzioni aziendali" e ha cambiato radicalmente il lavoro del consulente finanziario, in grado ora anche di presentare una costruzione di portafogli diversificati ispirati ai criteri Esg, come ha spiegato lo stesso ad presentando il progetto "BGsdg’s Time To Change".
L’evoluzione ha coinvolto naturalmente anche in dipendenti. La realtà private ha coinvolto il 71% delle proprie risorse in attività formative dedicate a una migliore comprensione di queste tematiche, spinte anche dalla nuova direttiva Mifid di agosto 2022, che "ha dato ulteriore impulso dimostrandosi una grande opportunità", dice Mossa, riferendosi alla compilazione obbligatoria di questionari rivolti alla clientela per spiegare i vantaggi di questo tipo di investimenti. È chiaro che ciò può cambiare la dinamica rischio-rendimento ma ci troviamo di fronte a una rivoluzione generazionale se il 70% dei Millennial, la nuova fascia di risparmiatori, ha "molto interesse" per scelte sostenibili. Mentre sono già oltre 171mila i clienti della banca "molto interessati ad investire in prodotti che tengano conto dei fattori Esg".
Ma la sostenibilità non è solo business per la banca. È divulgazione, sensibilizzazione e riflessione. Motivo per cui banca generali insieme al noto fotografo di moda e reportage sociali, Stefano Guindani (foto sotto), ha cercato di rispondere alle seguenti domande: "A che punto è lo stato di avanzamento dell’Agenda ONU 2030? Quanto è impattante la mano dell’uomo sul Pianeta? E quali sono le azioni concrete che si stanno mettendo in atto per un futuro che sia davvero sostenibile?". Partendo proprio da questi interrogativi l’artista e il management hanno costruito "BG4SDGs – Time to Change", il progetto fotografico dedicato a esplorare il mondo della sostenibilità attraverso la matrice universale dei 17 SDGs che compongono l’Agenda Onu 2030.
Il reportage è diventato un libro, poi una mostra itinerante e infine un docufilm andato in scena a Venezia insieme all’attrice Rocio Munoz Morales che ha subito sposato i contenuti e la finalità del documentario che verrà poi trasmesso da Rai cinema nelle prossime settimane. "L’Agenda Onu 2030 rappresenta una bussola importante per il mondo delle imprese e istituzioni, e nel nostro piccolo abbiamo cercato di coglierne gli spunti costruttivi per offrire un modello d’offerta capace di rispondere alle sensibilità personali di ciascun cliente poiché ciascuno di noi in ogni scelta, anche quelle legate agli investimenti, è responsabile di questo percorso", contestualizza Mossa. "Ci auguriamo che il viaggio inclusivo sviluppato insieme a Stefano possa avvicinare ai temi degli SDGs indispensabili per tracciare la direzione di un futuro sostenibile".
Questo impegno non è passato inosservato anche agli occhi attenti delle società di rating specializzate. Banca Generali è stata infatti giudicata la società col giudizio più alto nella sfera dei servizi finanziari per pratiche green dagli analisti di Sustainalytics, una delle più rilevanti agenzie di rating Esg internazionali, nell’ultimo aggiornamento dell’Esg Risk Rating effettuato su oltre 15.000 società nel mondo.
Secondo l’analisi della prestigiosa agenzia controllata da Morningstar, la banca presenta uno score di rischio in termini di sostenibilità pari a 7,8 punti, corrispondente a un livello di rischio trascurabile. Si tratta di un risultato che posiziona la banca al primo posto nell’asset management su un totale di 398 società, al 78imo posto complessivo su circa 15.669 società a livello globale analizzate, e addirittura al quarto posto nel mondo se si riduce l’analisi agli 899 operatori nei servizi finanziari attivi nel settore asset management.