Giovedì 18 Aprile 2024

"La priorità è portare la fibra in tutta Italia"

L’economista Giovanni Farese: occorre preservare la concorrenza e puntare sulla tecnologia migliore. Rete unica, troppi ostacoli

Tecnici al lavoro per l'installazione della fibra

Tecnici al lavoro per l'installazione della fibra

«Priorità a portare la banda ultralarga in tutto il Paese con fibra fino a casa e tecnologia Fwa. La rete unica? Tempi lunghi e tabella di marcia ampiamente disattesa". Giovanni Farese – economista, docente di Storia dell’Economia nell’Università Europea di Roma, uno dei due italiani scelti come Marshall Memorial Fellow dal German Marshall Fund of the United States nel 2017 – non ha dubbi: la concorrenza nelle telecomunicazioni va preservata come chiede l’Antitrust.

Professor Farese, cosa pensa del Recovery Fund?

"Dal punto di vista della politica europea, l’emissione di titoli di debito è un passo in avanti, che apre una prospettiva di più stretta integrazione. Dal punto di vista economico va rilevato il gap tra lo stimolo fiscale dell’Unione Europea e quello di altre aree, Stati Uniti in testa. Il Next Generation è il frutto di un compromesso politico iniziato un anno fa e approvato a luglio 2020. La ripresa dal ‘lungo Covid’ non può avvenire con un unico intervento, per quanto ingente: serve un quadro fiscale europeo più espansivo nel medio termine".

Quali opportunità offre all’Italia il Pnrr?

"È una grande opportunità, soprattutto perché può accompagnare due grandi transizioni, ecologica e digitale. Il dibattito si sta spostando dalla disponibilità dei fondi alla capacità di spesa, fino alle riforme necessarie: dalla giustizia alla pubblica amministrazione. Riforme importanti, soprattutto per gli investitori esteri".

Come ricordava, la digitalizzazione è al centro.

"Il 20 per cento delle risorse, più di 38 miliardi, sono vincolate alla digitalizzazione. È l’occasione per colmare il deficit digitale che colpisce amministrazioni, famiglie, imprese. Nell’Indice 2020 della Commissione europea sulla digitalizzazione, l’Italia è al terz’ultimo posto. Il ministro Colao, in linea con il Digital Compass 2030 approvato dalla Commissione, punta alla ‘piena cittadinanza digitale’".

Nelle città, o aree nere, ci sono le reti in concorrenza degli operatori privati. Nelle aree bianche, i piccoli comuni, c’è l’infrastruttura pubblica realizzata dal concessionario Open Fiber. È un modello replicabile nelle aree grigie che sono perlopiù zone industriali? "Le aree grigie sono centrali nel modello di sviluppo del nostro Paese. Le piccole e medie imprese devono essere in grado di produrre e esportare con efficienza. I distretti industriali non possono essere tagliati fuori. Vedremo se il Governo riterrà opportuno investire in modo diretto. L’importante è che queste zone siano cablate con le tecnologie più efficienti: Fiber-to-the-home (fibra fino a casa, ndr) e Fixed wireless access".

Si discute da anni di un’infrastruttura unica. Ad agosto 2020 c’è stato un memorandum tra Cdp e TIM, ma il cambio di governo ha indotto un’ulteriore riflessione. Qual è il suo parere?

"Credo che sia importante accelerare la diffusione sul territorio di un’infrastruttura all’avanguardia. La formula mi sembra secondaria. C’è un profilo di politica industriale, certo, ma ve ne è anche uno di politica della concorrenza. Acque un po’ stagnanti sono state mosse dall’ingresso di Open Fiber, che ha puntato sulla rete in fibra, andando oltre il rame, una tecnologia obsoleta che ancora oggi è presente nelle reti ADSL e Fiber-to-the-cabinet (fibra fino al cabinet, ndr). L’Antitrust ha esortato il Governo a tutelare la concorrenza infrastrutturale, evidenziandone i benefici. Peraltro, la costituzione di una nuova società richiederebbe tempi lunghi tra conferimento degli asset e valutazione delle Autorità Antitrust italiane ed europee".

Il tema della concorrenza sarà anche sotto il faro europeo, se e quando alla Commissaria europea Margrethe Vestager sarà sottoposto il progetto.

"Esattamente. L’Unione Europea ha una politica molto attenta a contrastare i monopoli. Del resto, in quasi tutti gli altri paesi dell’Unione esiste una competizione infrastrutturale, con la presenza di diverse infrastrutture nelle aree più redditizie. Ma non è poi detto che si arrivi dalla signora Vestager. La tabella di marcia sulla rete unica è stata fin qui disattesa, anche per una certa complessità societaria. L’impressione è che si intende prima capire se il progetto è ancora fattibile e se, in definitiva, è quello giusto per portare la banda larga in tutto il Paese".

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