Giovedì 18 Aprile 2024

Ferrari e Ducati scaccia crisi. I motori corrono più del Pil. Dopo 10 anni insieme al top

Motorvalley: una trentina di chilometri divide Maranello e Bologna. E Dovizioso è di Forlì

Vettel sul podio in Belgio (Afp)

Vettel sul podio in Belgio (Afp)

Maranello, 29 agosto 2017 - Dicono gli esperti che l’economia italiana tornerà ai livelli del Pil del 2007, anno d’avvio della Grande Recessione, soltanto nel 2023. Sempre che tutto vada bene, eh! Eppure esiste una Italia che ha già colmato il gap. Altro che prodotto interno lordo: il Belpaese dei motori ha recuperato l’identità felice del passato pre crisi. Persino a prescindere da quelli che saranno i verdetti iridati su due e su quattro ruote. Correva (verbo giusto al posto giusto) l’anno fatidico, appunto il 2007. Centoventi mesi fa. L’ultima epopea in Rosso sui circuiti dell’intero pianeta. Ferrari mondiale con Kimi Raikkonen al volante. Ducati mondiale con Casey Stoner in sella. Oggi, 2017, Seb Vettel resiste al comando della classifica della Formula Uno. Andrea Dovizioso sta in vetta alla graduatoria di MotoGp. Domenica a Monza le macchine disputano il Gran Premio d’Italia. Sette giorni dopo Misano impazzirà per una nuova sfida tra il Dovi, Marquez, Valentino Rossi...

Il flusso. Tra Maranello, cuore pulsante Ferrari, e Borgo Panigale, capitale del sogno ducatista, ci sono sì e no una trentina di chilometri. È come se su quel tratto di strada scorresse un flusso di intelligenze e di competenze. La chiamano ‘Terra dei motori’, mica per niente. I giovani ingegneri crescono respirando... benzina, alla cultura della meccanica si somma l’energia che scaturisce dalla passione. «Quando lavori per marchi che appartengono alla storia migliore di una nazione – spiega Mauro Forghieri, per 25 anni braccio destro del Drake di Maranello – ti senti un privilegiato, quasi non senti la fatica».

Il brand. Mentre battagliano sui circuiti contro aziende strutturalmente ben più vaste (si pensi alla Honda per le moto o alla Mercedes per le automobili), la Ferrari e la Ducati non smettono di coltivare il fascino del brand. La casa di Maranello è un caso di scuola: sta festeggiando il settantesimo compleanno impossessandosi di nuovi mercati, nel 2017 saranno tranquillamente vendute più di ottomila vetture e non è fantascienza immaginare persino un raddoppio della produzione, magari tramite lo sviluppo di un Suv, modello cui il presidente Sergio Marchionne ha ammesso di pensare. Le dimensioni Ducati sono più piccole, ma l’espansione è costante. Anche a Borgo Panigale la cura per il cliente rappresenta un tratto distintivo: i ducatisti sono una tribù sparsa dall’Asia alle Americhe e i proprietari tedeschi, il gruppo Audi, sono stati molto rispettosi dell’identità del marchio. Recentemente ha preso a circolare l’ipotesi di una vendita di Ducati: in ogni caso, non verranno messe in discussione le radici, emiliane e italiane, del prodotto.

La scuola. È poi significativo, per tornare a parlare di corse e di... Pil recuperato in pista, il fatto che Ferrari e Ducati abbiano scelto vertici tricolori per il reparto corse. Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto per la Rossa di Maranello, Gigi Dall’Igna per la Rossa di Borgo Panigale. Un atto di fiducia sincero nella tradizione, quasi un modo elegante di far sapere che, sì, siamo italiani, ci piacciono le tagliatelle e il mascarpone, ma quando si tratta di far correre automobili e motociclette diventiamo global. Dopo di che, non ci resta che vincere. A Monza, domenica prossima, con Vettel. E a Misano, il 10 settembre, con il Dovi.  

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