Mercoledì 24 Aprile 2024

Febbre dell'oro. Il bene rifugio riprende fiato

Da inizio anno le quotazioni sono salite del 30%. Una lieve flessione l’ha portato sotto i 2.000 dollari

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La corsa all’oro nell’anno del Coronavirus è arrivata al suo picco? Le quotazioni del metallo giallo hanno raggiunto il massimo storico la scorsa settimana, toccando la quota record di 2.072 dollari l’oncia, mentre ieri l’oncia è tornata sotto la soglia psicologica dei 2.000 dollari, sulla scia del rally dei mercati azionari, attestandosi a 1.950 dollari. Ma le qualità di bene rifugio dell’oro in questo periodo d’incertezza restano attraenti e molti esperti si aspettano nuovi progressi. L’oro tende a salire quando i tassi delle obbligazioni sono bassi, tutela i capitali da eventuali aumenti dell’inflazione ed essendo quotato in dollari si apprezza quando il dollaro scende. Ecco i motivi di questa prolungata febbre dell’oro, che ora sta rallentando.

Ma le politiche fiscali super-espansive in arrivo per far ripartire l’economia globale dopo la crisi del Coronavirus potrebbero rimetterla in moto. Gli investitori infatti hanno ancora bisogno di assicurare il capitale da futuri shock finanziari e da eventuali balzi dell’inflazione, che la generosità dei governi potrebbe generare. Queste politiche hanno spinto i tassi reali negli Usa sottozero, rendendo poco appetibili le obbligazioni a vantaggio proprio dell’oro. La pandemia, quindi, ha creato i presupposti finanziari per cui l’oro avesse solo una direzione: al rialzo. E così è stato.

A inizio anno un’oncia costava 1.517 dollari, contro i 1.950 dollari di ieri, dopo un balzo del 30%. Il livello dei 2.000 dollari era stato pronosticato da diverse banche d’affari, ma la tempistica con cui la profezia si è avverata ha stupito un po’ tutti gli operatori. Resta da capire se c’è ancora margine di spinta o se siamo arrivati troppo in alto. C’è chi sottolinea che dal 2009 al 2011 – la precedente parentesi in cui la Fed aveva azzerato i tassi e attuato il quantitative easing – l’oro era cresciuto del 180% (da 700 a 1.900 dollari l’oncia). Seguendo la stessa logica, essendo cresciuto dal 2018 “solo” del 70%, avrebbe ancora spazio per superare quota 3.000. C’è chi invece invita a mantenere i piedi per terra, sottolineando che l’oro è troppo in alto per salire ancora. Di sicuro molto dipenderà dall’andamento dei tassi reali Usa, con cui l’oro presenta una forte correlazione inversa. Se questi continueranno a scendere il prezzo dell’oro potrebbe darsi altri obiettivi. Altrimenti rischia di fare marcia indietro.

 

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