Mercoledì 24 Aprile 2024

Fca ritira la proposta di fusione con Renault, Elkann: "Irragionevole andare avanti"

Il passo indietro dopo i rinvii chiesti dal gruppo francese sotto il pressing del governo di Parigi. La replica: "C'era accordo su 3 punti su 4". Altalena in Borsa

John Elkann, presidente FCA (Ansa)

John Elkann, presidente FCA (Ansa)

Torino, 6 giugno 2019 - Divorzio ancora prima delle nozze tra Fca e Renault. Quando l'accordo sembrava a un passo, arriva la retromarcia di Fiat Chrysler: la casa automobilistica presieduta da Elkann ha infatti ritirato "con effetto immediato" la proposta di fusione da 33 miliardi di euro. La decisione arriva dopo l'ennesimo rinvio chiesto dai dirigenti del gruppo francese sotto pressing da parte del governo di Parigi, principale azionista di Renault, che chiedeva di "posticipare il voto a un altro cda". La Francia "prende atto" della risoluzione di Fca ma precisa - per bocca del ministro dell'Economia Bruno Le Maire - che fin dall'inizio ha accolto la proposta di integrazione "con apertura e ha lavorato in modo costruttivo con le parti". Non esclude però che le trattative possano riprendere prossimamente. "Non bisogna chiudere la porta, bisogna continuare a lavorare" commenta il ministro francese per i Conti Pubblici, Gérald Darmanin. Da parte sua, l'azienda transalpina si dice "delusa" per la mancata fusione. 

ELKANN: "IRRAGIONEVOLE" - Per John Elkann "ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all'importante lavoro che abbiamo da fare". Così scrive il presidente di Fca in una lettera inviata ai dipendenti. Tuttavia, "continueremo a essere aperti - dice Elkann - a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore". 

ALTALENA BORSA - Dopo un tonfo in apertura a Piazza Affari il titolo Fca vira in positivo, viene sospeso per eccesso di volatilità poi riammesso con un rialzo dell'1%. A metà seduta viaggiava in negativo. A Wall Street ha ceduto il 3,71% nelle contrattazioni after hours. A Parigi sprofonda Renault, che dopo aver toccato - 7,63% prosegue con perdite intorno al 6%.  Chiusura in forte calo a Tokyo per i titoli della Nissan (-1,70%) e Mitsubishi Motors (-5,82%). 

IL COMUNICATO NELLA NOTTE - In un comunicato diffuso nella notte Fca ha chiarito che è stato il governo di Parigi a far saltare l'operazione. In Francia "non vi sono attualmente le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo", lamenta il gruppo di Torino che ringrazia invece i vertici di Renault ed ai suoi partner Nissan e Mitsubishi "per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta". Fca continua "ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti".

Che ci fossero ostacoli al matrimonio tra le due case era emerso dalle parole del ministro dell'Economia francese: non si farà  "a qualsiasi condizione", metteva le mani avanti Bruno Le Maire.

LA REPLICA DI PARIGI - Lo stesso ministro oggi "prende atto" della decisione di Fca di ritirare l'offerta, non senza precisazioni: "Dalla presentazione dell'offerta - spiega una nota - lo Stato azionista di Renault al 15,1%, l'ha accolta con apertura e ha lavorato in modo costruttivo con le parti". "Un accordo era stato trovato su tre" delle 4 condizioni imposte dalla Francia (tutela lavoro e siti industriali, governance, partecipazione al progetto sulle batterie elettriche franco-tedesco, pieno coinvolgimento alleanza con Nissan). "Restava da ottenere il sostegno esplicito di Nissan".

COME SI E' ARRIVATI FINO A QUI - Il fidanzamento è durato 10 giorni: il 27 maggio la proposta ufficiale del Lingotto dopo settimane di lavoro sotto traccia con diversi incontri fra Elkann, il suo omologo francese Jean-Dominique Senard, il ministro dell'Economia di Parigi Bruno Le Maire e addirittura fra il rampollo della famiglia Agnelli e il presidente francese Emmanuel Macron. L'intesa sembra decollare ma il 4 giugno il cda di Renault che avrebbe dovuto dare il via libera all'operazione si conclude con un nulla di fatto. Il 5 giugno il board si riunisce di nuovo, a mercati chiusi. Tutti guardano con ottimismo alla chiusura dell'operazione: addirittura gira voce che l'accordo sia già stato siglato. Così non è: il rappresentante dello Stato francese in cda chiede ancora tempo prima di un voto definitivo che servirebbe per un nuovo confronto con Tokyo, con un ventilato viaggio di Le Maire in Giappone. Ma per Fca la misura è colma: la proposta è ritirata. 

Salta così l'affare che avrebbe creato il terzo gruppo mondiale dell'auto, con la possibilità di farlo diventare il primo se l'operazione si fosse allargata anche a Nissan e Mitsubishi, alleati dei francesi.

I TERMINI DELL'ACCORDO - Parigi reclamava una sede "operativa" Fca- Renault in Francia, garanzie sui siti industriali, sull'occupazione e una poltrona per un rappresentante governativo nel nuovo cda che sarebbe dovuto essere paritetico, formato da quattro membri per parte. A John Elkann sarebbe potuta spettare la presidenza, mentre l'amministratore delegato del nuovo colosso dell'auto sarebbe dovuto essere di sponda transalpina e tra i nomi indicati da Parigi c'era quello dell'attuale Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard. Nel nuovo gruppo la quota pubblica francese si sarebbe diluita al 7,5%. 

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