Venerdì 19 Aprile 2024

Export, l'Italia ora guarda all'Africa. Così la guerra stravolge i mercati

Il conflitto in Ucraina ha cambiato gli scenari del commercio internazionale. Ora le nostre imprese, più che a est, guardano a sud. Dove i margini di crescita sono amplissimi

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Il mondo cambia e il commercio lo segue. A partire da quello internazionale. Le drammatiche conseguenze della guerra in Ucraina hanno fortemente ridotto se non azzerato gli scambi da e verso quell’area, così le imprese del Made in Italy stanno cercando nuovi orizzonti verso i quali rivolgere le proprie esportazioni. “Si guarda meno a est e più a sud”, è una delle riflessioni più comuni di chi cerca nuove rotte per i propri affari internazionali. E a sud dell’Italia c’è l’Africa, un mercato in forte crescita sia nell’immediato, che in prospettiva futura.

Lo certificano i dati di Confidustria, in base ai quali il profilo dei paesi che compongono l’area sta cambiando sotto vari aspetti, primo fra tutti quello demografico. Le proiezioni al 2030 quantificano infatti, per l’area del solo Nord Africa (e del Medio Oriente), l’ingresso nel ceto medio di circa cento milioni di persone che domanderanno beni di consumo per un valore pari all’attuale pil italiano.

Sulla stessa linea ci sono i dati dell’Ice, l’agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane che ha pubblicato un rapporto dal quale emerge una stima di crescita del commercio mondiale di beni e servizi in volume del 4.1% nel 2022 e del 3.2% nel 2023. Dal punto di vista geografico, gli incrementi più elevati sono attesi per l’Asia centrale (+15,5%) e l’Africa settentrionale (+9,2%).

Entrando nello specifico, nel 2021 il mercato italiano destinato al continente africano ha portato fatturati per 18 miliardi di euro. Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Libia e Sudafrica sono i principali Paesi di riferimento. La Lombardia guida le regioni con maggiore esportazioni, seguita da Sardegna, Sicilia, Liguria, Emilia Romagna e Veneto. Ai primi posti della lista ci sono i prodotti alimentari: “Nel 2030 - è la stima di Antonio Montanari, vicepresidente Confindustria Assafrica & Mediterraneo - il valore del settore agricolo africano potrebbe arrivare a un trilione di dollari: viste le sue potenzialità di sviluppo, già da tempo ci sitiamo muovendo per favorire le aggregazioni fra imprenditori italiani e africani quale chiave di sviluppo per l’agribusiness in Africa. I risultati sono già strabilianti. In questo continente si trova il 65% delle terre arabili non ancora coltivate, le innovazioni digitali stanno guidando lo sviluppo aprendo nuove opportunità, per questo supportiamo le imprese italiane nel processo di internazionalizzazione. Nel 2021 l’export ha riguardato 1,39 miliardi di euro: l’Africa nei luoghi comuni è il paese degli aiuti, per noi è la terra delle opportunità, soprattutto nel settore dell’agroindustria”.

A completare il paniere delle principali richieste del continente, ci sono macchinari (a partire anche in questo caso da quelli agricoli, senza sottovalutare il comparto tessile), apparecchiature industriali e carburanti, mezzi di trasporto, prodotti chimici, materiali da costruzione e componenti d’arredamento.

Riguardo a quest’ultimo comparto, l’export di design italiano verso l’Africa ha già raggiunto un valore di 3 miliardi di euro, concentrato in una decina di Paesi, tra Egitto, Sudan, Marocco, Algeria, Sudafrica, Nigeria, Kenya, Ghana, Angola, Costa D’Avorio. Il Marocco e la Nigeria in particolare sono gli sbocchi a più alto tasso di crescita.

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