
Roma, 3 novembre 2023 – Già nel 2015 è stato definito “probabilmente cancerogeno” dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma il suo uso non è mai stato sospeso. Il glifosato, l’erbicida più famoso al mondo, è finito nuovamente sul tavolo di Bruxelles la scorsa settimana. Sul piatto c’è la sua proroga per altri dieci anni, ma per ora non è stato raggiunto un comune accordo tra gli Stati se continuare o meno a permettere l’utilizzo nei campi europei di uno degli erbicidi più controversi in agricoltura. L’Italia ha deciso di votare a favore, anche se nel 2017 si era detta contraria alla prima proroga. Mentre Francia e Germania questa volta si sono astenute.
NUOVA PROROGA O STOP PER IL GLIFOSATO
Nonostante diverse ricerche che ne evidenziano la pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente e le milioni di firme raccolte contro il suo utilizzo, l’Ue dunque temporeggia. Per ora la decisione è solo rimandata ad inizio novembre, ma se nemmeno alla prossima votazione si prenderà una posizione unitaria, interverrà a metà dicembre direttamente la Commissione europea. Una prima proroga di cinque anni era stata concessa nel 2017, ora il rinnovo sarebbe fino al 2033, ma c’è tempo solo fino al 15 dicembre (data di fine prima proroga) per arrivare ad una decisione condivisa. Il primo voto si è svolto durante la plenaria del Comitato permanente della Commissione Ue per le Piante, gli Animali, gli Alimenti e i Mangimi, senza ottenere la maggioranza qualificata (15 Paesi membri rappresentanti almeno il 65% della popolazione dell’UE) necessaria per una decisione a favore o contro il rinnovo.
L’ERBICIDA E I RISCHI PER LA SALUTE
Nel corso degli anni la comunità scientifica e sanitaria si è pronunciata diverse volte sulla tossicità del glifosato, anche se lo scorso luglio l’Autorità europea per la sicurezza alimentare - Efsa ha stabilito che il suo livello di rischio non è tale da giustificare la sua messa al bando. Ma proprio in questi giorni è uscito un nuovo studio tutto italiano sull’argomento, realizzato dall’Istituto Ramazzini di Bologna, e che proverebbe forti correlazioni tra l’utilizzo del glifosato e lo sviluppo di leucemie in giovane età. Come spiega alla Dire Daniele Mandrioli, direttore del centro di ricerca del Ramazzini: “Circa la metà delle morti per leucemia osservate nei topi esposti al glifosato e agli erbicidi a base di glifosato si sono verificate a meno di un anno di età. Al contrario, non sono stati osservati casi di leucemia al di sotto dell’anno di età in più di 1.600 ratti studiati dal National toxicology program degli Stati Uniti e dall’Istituto Ramazzini”. Quello condotto dall’ente di ricerca bolognese è ad oggi lo studio tossicologico “più completo mai condotto sul glifosato e fornisce dati fondamentali per le autorità regolatorie, i decision-makers e il pubblico in generale”. I dati completi saranno resi disponibili nelle prossime settimane.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro