Venerdì 19 Aprile 2024

Erasmus, l'anno della svolta: boom di partenze

Grazie all'aumento dei fondi, passati da 74,5 milioni del 2021 a 105,7, gli scambi con l’estero finanziati da borse di studio crescono del 39%

Studenti universitari inseriti nel programma Erasmus

Studenti universitari inseriti nel programma Erasmus

Milano, 17 novembre 2022 - È l’anno della svolta per l’Erasums. Le esperienze all’estero degli studenti universitari italiani sono tornate infatti ad aumentare in modo sostenuto (+39%), superando (si spera definitivamente) gli strascichi dovuti alla Brexit e al Covid. A dirlo sono i dati diffusi dall’Agenzia nazionale Eramus+ Indire. A trainare gli spostamenti degli studenti, per motivi di studio o di tirocinio, è stato l’aumento del 41% dei fondi a disposizione per la mobilità europea dell’istruzione superiore, passati nell’arco di 12 mesi da 74,5 a 105,7 milioni di euro. E la tendenza è in crescita: nel 2023 potremo contare su 110 milioni, rispetto a un budget totale destinato al nostro Paese di 139,4. L’incremento delle risorse per 263 istituti (tra atenei, its, politecnici) è stato seguito dalla crescita del numero delle mobilità finanziate per studenti, docenti e staff, che sono arrivate a 45.180 contro le 33.116 del 2021. Di queste, 40.163 hanno riguardato la sola platea studentesca (erano 28.880 l’anno prima): quelle per studio sono passate da 22.255 a 30.988 (+39,2%) mentre i tirocini da 6.625 a 9.175 (+38,5%). Dal punto di vista territoriale, le regioni più coinvolte dalle partenze sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Campania, tanto da spartirsi 56% del budget a disposizione.

Per quanto riguarda le università, gli atenei di Bologna (Alma Mater, 7,1 milioni), Padova (5,1) e Roma (la Sapienza, 4,5 milioni) sono quelli che hanno ottenuto più fondi. In netta ripresa appare anche la mobilità extra Ue, che nel 2021 aveva risentito della sospensione decisa a causa del Covid. La dote, che è leggermente cresciuta rispetto al 2020, da 19,7 a 20,2 milioni, è andata a finanziare 4.606 beneficiari (sia in entrata che in uscita), tra studenti, professori e resto del personale, in aumento del 21,7% sul 2020 (quando erano 3.784). La lista dei Paesi di provenienza e le mete di destinazione è sempre più ricca: si va dal Bhutan al Madagascar, dal Libano alla Mongolia, passando per l’Ucraina.

L’unico dato in controtendenza riguarda i progetti di cooperazione nell’ambito dell’istruzione superiore. Complice un taglio del budget del 42%, tali progetti sono infatti scesi da 41 a 25: dai 13,7 milioni straordinari del 2021 che avevano in pancia anche fondi legati alla pandemia, si è arrivati a poco più di 8 milioni. Ma il rapporto Indire ci consente anche di delineare il profilo dello studente italiano in Erasmus. Chi ha scelto l’Europa come destinazione ha un’età media di 23 anni (25 se tirocinante) e nel 59% dei casi è una studentessa, valore che sale al 63% quando lo scopo dello spostamento è uno stage in azienda. Ma quali sono le mete preferite? Per motivi di studio, dopo la Brexit, le destinazioni più gettonate sono Spagna, Francia, Germania e Portogallo, nei quali si rimane, in media, sei mesi. Anche quando si deve scegliere un posto dove svolgere un tirocinio (in media di tre mesi), la scelta cade sempre su località spagnole, tedesche o francesi. Se invece guardiamo alle caratteristiche di chi decide di venire a studiare (o lavorare) in Italia, si vede che dei 188mila studenti che sono arrivati tra il 2014 e il 2020 (a fronte di 260mila partenze di italiani) la maggior parte è rappresentata da spagnoli, tedeschi e francesi, seguiti da polacchi e turchi.