Equo compenso: ora è legge. Via libera della Camera. Cosa cambia per i professionisti

Nulle le clausole che non prevedono un compenso equo e proporzionato e si introduce la possibilità di tutelare i diritti individuali omogenei dei professionisti attraverso l'azione di classe

La Camera dei deputati

La Camera dei deputati

Roma, 12 aprile 2023 - Via libera definitivo dalla Camera alla proposta di legge sull'equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti. Il testo è stato approvato con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti: i deputati del Pd. Il testo impone alle imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie) ed alle aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso equo, "proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro" e "conforme ai parametri ministeriali" per la determinazione delle remunerazioni.

Su Facebook la premier Giorgia Meloni ha commentato così il via libera della Camera all'equo compenso: "Una norma che ha l'intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti. Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique".

La nuova legge definisce, in 13 articoli, l'equo compenso e l'ambito oggettivo cui si applica la nuova disciplina. Sono nulle le clausole che non prevedono un compenso equo e proporzionato e si introduce la possibilità di tutelare i diritti individuali omogenei dei professionisti attraverso l'azione di classe. Questa può essere proposta dal Consiglio nazionale dell'ordine o dalle Associazioni professionali per le professioni non ordinistiche. Presso il ministero della Giustizia verrà istituito un Osservatorio nazionale. Una disciplina transitoria esclude dall'ambito di applicazione della nuova normativa le convenzioni in corso, sottoscritte prima della riforma.

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