Salvini: "Chiudere le cartelle Equitalia sotto i 100mila euro"

Dal vicepremier, leader della Lega, l'invito a decretare la pace fiscale e semplificare le procedure di riscossione

Giuseppe Conte e Matteo Salvini (da sin.) alla cerimonia della Guardia di Finanza (Ansa)

Giuseppe Conte e Matteo Salvini (da sin.) alla cerimonia della Guardia di Finanza (Ansa)

Roma, 20 giugno 2018 - "Chiudere subito le cartelle esattoriali di Equitalia sotto i 100 mila euro, per liberare milioni di italiani tenuti in ostaggio e farli tornare a lavorare, a sorridere e pagare le tasse". È l’ultimo exploit del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. "Tocca al governo – aggiunge – semplificare il sistema fiscale e ridurre le tasse". Il titolare del Viminale, presente alle celebrazioni delle Fiamme Gialle per l’anniversario della fondazione, ha dato atto dei risultati ottenuti. "Dodicimila evasori totali sconosciuti al fisco e grandi evasori che hanno rubato una media di 2 milioni di euro a testa – ha detto – onore alla Guardia di Finanza che li ha scovati, ora tocca al governo ridurre le tasse e semplificare il sistema fiscale". La possibilità di chiudere da subito le posizioni sotto i 100mila euro riguarda il 94% dei crediti fiscali e non va confusa con la rottamazione, operazione conclusa per la quale deve ancora arrivare nelle casse la prima rata di luglio. Parliamo qui delle iscrizioni a ruolo delle cartelle esattoriali in lavorazione al 2016, e l’86,4% dei ricorsi inerenti la Giustizia tributaria.

Quello che il leader della Lega, vicepresidente del Consiglio dei ministri, definisce pace fiscale, con riguardo al Contratto di governo, mira allo smaltimento definitivo della mole di debiti iscritti a ruolo, e sempre più difficili da recuperare per manifesta insolvenza, ovvero incapacità a chiudere le posizioni, da parte dei contribuenti. Non un condono, ma una procedura per tagliare corto e venire incontro a chi naviga in cattive acque. Secondo le stime della Lega, ci sarebbero circa mille miliardi di cartelle esattoriali da riscuotere, di queste il 50% sono ormai date per perse (inesigibili), il resto invece possono tradursi in entrate e liquidità per lo Stato. Le aliquote della sanatoria finora ipotizzate sono tre: del 6%, 15% e 20-25%. Quella intermedia sarà dello stesso livello della flat tax e quella più bassa servirebbe per quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. L’altro nodo è quello del gettito che la pace fiscale potrebbe garantire. Secondo le stime della Lega, potrebbero arrivare da 40 a 60 miliardi di gettito.

Di recente il Consiglio della Giustizia tributaria ha reso noto il valore delle liti pendenti al 31 dicembre dell’anno scorso: 50,4 miliardi di euro per 417mila procedimenti pendenti. L’economista Carlo Cottarelli, per tre giorni presidente del Consiglio incaricato a fine maggio, ha definito invece la misura come l’ennesimo condono, in questo caso un condono molto generoso, ma un errore. Il governo giallo-verde rifiuta questa definizione perché l’aliquota del 15% sarebbe la stessa che pagherà il contribuente dopo l’entrata in vigore delle nuove aliquote della flat tax. Il nodo della sovrapposizione con la rottamazione-bis non sarà comunque da sottovalutare. L’operazione si è conclusa con successo registrando 950.000 domande di adesione. Ma ora bisognerebbe passare alla cassa per pagare quanto concordato. La stima di gettito è pari a 1,65 miliardi nel 2018, 414 milioni nel 2019.

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