Eni brilla con la spinta del petrolio Ma il caro benzina non dà tregua

Il prezzo del greggio risale dopo un anno in calo. I rincari però pesano sui carburanti: in sette giorni +8%

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di Elena Comelli

Dopo un’annata di ribassi, il petrolio rialza la testa sull’onda della ripresa e degli attacchi all’oleodotto Colonial Pipeline, il più grande degli Stati Uniti. Il Brent sfiora ormai i 70 dollari al barile e il greggio americano Wti ha superato quota 66 dollari dopo l’attacco informatico. L’operatore ha fatto sapere che conta di riavviare gran parte della rete entro la fine della settimana, ma i prezzi del greggio non sono destinati a calare per questo. A tenere su le quotazioni, infatti, è la ripresa delle attività economiche globali, degli spostamenti e dei voli aerei, dopo un’annata di pandemia. "Il 2020 è stato un anno eccezionale, che passerà alla storia per la drammaticità degli eventi che abbiamo vissuto e per le sfide senza precedenti che la nostra Compagnia ha affrontato", in un mercato in cui "la domanda petrolifera globale ha registrato la massima contrazione mai registrata, pari a circa -9%", hanno spiegato la presidente dell’Eni Lucia Calvosa e l’ad Claudio Descalzi, nella lettera agli azionisti in occasione dell’assemblea, rilevando che "Eni è ora pronta ad affrontare le sfide del prossimo decennio, della ripresa post-pandemica e dell’accelerazione della transizione energetica".

Con il prezzo del petrolio in rimonta, infatti, Eni ieri ha brillato a Piazza Affari (+2,1%). L’oro nero, secondo il consenso degli esperti, continuerà ad allungare fino a superare quota 80 dollari al barile nel secondo semestre del 2021, sull’onda dei tagli alla produzione dell’Opec e delle stime sulla crescita del Pil globale appena diffuse dall’Ocse. La previsione è confermata dal guru Pierre Andurand nel pieno di un rally che perdura da inizio gennaio e che si è rafforzato con l’attacco in marzo dei ribelli yemeniti ad uno dei principali siti di produzione di Saudi Aramco.

I rincari del barile, però, potrebbero dar fuoco all’inflazione e si stanno già facendo sentire sui portafogli dei consumatori. "Continua la corsa dei prezzi dei carburanti, che si attestano a quota +8% rispetto alla scorsa settimana", segnala l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che però considera i rincari esagerati. "Il prezzo della benzina, calcolando le quotazioni del petrolio ed il cambio, dovrebbe attestarsi ben al di sotto di quello attuale, almeno di 10 centesimi. Un sovrapprezzo di questa portata, in un anno, porterebbe ad un aggravio di circa +120 euro ad automobilista", spiega l’Osservatorio.

"Ma quello che, da anni, non smette di sconcertarci, è il sistema di tassazione che pesa sui carburanti", sottolinea l’associazione. Su 1,58 euro al litro di benzina, oltre 72 centesimi sono di accisa e 28 di Iva. Imposta sul valore aggiunto che viene applicata anche sull’accisa, "tassando ulteriormente, cioè, quella che già di per sé è una tassa". Al netto delle tasse un litro di benzina costerebbe appena 0,573 euro. "Come rivela una recente analisi di Unem, il prezzo italiano della benzina al netto delle tasse si attesterebbe al di sotto della media europea di 3-4 centesimi", osserva l’associazione.

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