Energia, Draghi prepara nuovi aiuti. Putin: via le sanzioni o niente gas

Verso un decreto da 10 miliardi. Sul tavolo la cassa integrazione per due mesi e il rinnovo del credito d’imposta

Vladimir Putin tiene un falco durante un incontro con degli ornitologi volontari (Ansa)

Vladimir Putin tiene un falco durante un incontro con degli ornitologi volontari (Ansa)

Roma, 6 settembre 2022 - La guerra del gas entra nella sua fase più calda. Da una parte il leader russo, Vladimir Putin, che minaccia di chiudere definitivamente i rubinetti del gas e trascinare l’Europa in una "tempesta globale". Dall’altra parte i Paesi del Vecchio Continente che si preparano a giocare il tutto per tutto per resistere al ricatto di Mosca. Nel frattempo, a Roma, il premier Mario Draghi prepara il nuovo pacchetto di aiuti per le imprese. Sul tavolo di Palazzo Chigi, probabilmente già giovedì, un decreto ad hoc.

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Il buon andamento del gettito fiscale, unito agli incassi dell’imposta sugli extra-profitti delle imprese energetiche, potrebbe mettere a disposizione dell’esecutivo una dote di almeno 10 miliardi. Soprattutto perché al Tesoro hanno recuperato nelle pieghe del bilancio un tesoretto di circa 7,8 miliardi. Soldi previsti da decreti approvati dai precedenti governi e non attuati. Una buona parte di queste risorse potrebbe essere riutilizzata per fare fronte all’emergenza gas. "Nessuna risorsa andrà sprecata", assicurano dal governo.

È stata una giornata rovente sul fronte dell’energia. A sparare la prima bordata è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha confermato lo stop delle forniture dal gasdotto North Stream a tempo indeterminato. Ufficialmente per lavori di manutenzione. Nei fatti, per fare pressione sulla Commissione europeo ed evitare quel tetto al prezzo del gas russo invocato ieri a dalla presidente Ursula von der Leyen. Uno scenario confermato dallo stesso Peskov: "I problemi di pompaggio del gas sono nati a causa delle sanzioni". In sostanza: o le togliete o non riavrete il gas.

Nei giorni scorsi, intanto, c’è stato un fitto lavoro diplomatico fra le cancellerie. Culminato, ieri, con il nuovo asse sull’energia fra Francia e Germania, il Paese più ostile al tetto sul prezzo del gas. Al termine di un colloquio con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato una sorta di patto di solidarietà fra i due Paesi, con la Francia che si è impegnata a esportare più gas verso la Germania in cambio di energia elettrica. Non a caso, ieri, il governo di Berlino ha annunciato che terrà in funzione due centrali nucleari di riserva almeno fino ad aprile del 2023. Avrebbero dovuto interrompere la produzione entro la fine dell’anno. I riflettori, a questo punto, sono tutti concentrati sul vertice dei ministri dell’energia in programma per venerdì a Bruxelles. Due le opzioni sul tavolo: un tetto al prezzo del gas e l’aperture di linee di credito di emergenza per gli operatori del mercato energetico. Per fermare la speculazione, ci potrebbe essere anche uno stop sui mercati europei dei ’derivati’ sull’energia.

Si muove anche il governo italiano. Probabilmente giovedì sarà varato un pacchetto di aiuti destinato soprattutto alle imprese. Tra le misure date per certe, la proroga (o l’aumento) del credito di imposta sugli aumenti dell’energia pagati dalle imprese e la vendita di pacchetti di gas ed elettricità a prezzi calmierati per le aziende ’energivore’. Si lavora anche all’ipotesi di una cassa integrazione completamente a carico della Stato fino a due mesi per gli imprenditori costretti a interrompere le attività per il caro bollette. Ma il governo potrebbe tirare fuori dal cilindro un sostegno diretto alle piccole e medie imprese. Più complicato il capitolo destinato alle famiglie: difficile l’allargamento della platea per il bonus energia. Resta, infine, solo una proposta, l’ipotesi di una proroga dell’ora legale.