Il rialzo dei tassi riaccende la voglia di titoli di Stato

Titoli di stato

Titoli di stato

DECIDERE come investire è sempre stato complicato e lo è ancora di più in questo periodo incerto, dalla guerra in Ucraina alla crescita record dell’inflazione al rischio-recessione. E se, già dall’inizio della pandemia, l’incertezza ha portato gli italiani a lasciare i risparmi sul conto corrente, oggi optare solo per la cosiddetta "liquidità", con un’inflazione all’8%, comporta una perdita in conto capitale. Ovvero 100 euro messi sotto il materasso diventano, come potere d’acquisto a causa dell’erosione da inflazione, 92 dopo un anno. Il rialzo dei tassi con le mosse anti-inflazione della Bce (nella foto a sinistra la presidente Christine Lagarde) e l’allargamento dello spread tra il Btp decennale italiano e il bund tedesco con una differenza tornato nell’area 230-250 punti, e quindi il conseguente aumento dei rendimenti ha riacceso l’attenzione sui cari, vecchi titoli di Stato che in passato erano stati l’ancoraggio sicuro dei risparmi per i "Bot people" e poi erano stati via via trascurati al tempo dei tassi zero e addirittura negativi per i Bot. Il cui rendimento invece, è tornato nelle aste di settembre, sopra il 2% per la scadenza annuale e sopra l’1,9% per quella semestrale assicurando rendimenti netti attorno all’1,6%.

Rendimenti che vengono incassati alla scadenza del titolo (6 o 12 mesi) rimborsato a 100 rispetto al prezzo di aggiudicazione e quindi a quanto viene pagato al momento della sottoscrizione. Se i Bot sono tornati a essere un modo per ottenere un discreto rendimento su scadenze brevi, per impiegare somme di cui si potrebbe avere necessità magari fra un anno ma che lasciate parcheggiate sul conto corrente ad ora non producono alcun guadagno, per ottenere plusvalenze più alte bisogna optare per i Btp. E con i rendimenti di questi titoli tornati, a seconda delle scadenze, oltre il 4%, spiega Angelo Drusiani (nella foto a destra) di Edmond De Rothschild, si può considerare l’opportunità di destinare una parte dei risparmi proprio all’acquisto di Btp tenendo conto che nel 2024, di fronte a una recessione, i tassi della Bce torneranno a scendere e quindi si potrebbe avere anche un guadagno sul capitale perché si rivaluterà il prezzo d’acquisto dei titoli.

I Btp possono essere sottoscritti con un taglio minimo di mille euro (e multipli) in banca, negli uffici postali e da intermediari abilitati sia in fase di emissione prenotando almeno un giorno prima dell’asta la somma richiesta sia, diciamo così, di "seconda mano". Ovvero sul mercato secondario, il Mot (Mercato telematico delle Obbligazione e dei Titoli di Stato) che può essere utilizzato anche per vendere i titoli posseduti se ci si vuole liberare dell’investimento o si ha bisogno di liquidità. Con scadenze da 3 a 30 anni, e tassi sia fissi sia indicizzati anche all’inflazione (Btp Italia) e presto con emissioni che dovrebbero vedere anche titoli "green", i Btp prevedono l’incasso di cedole semestrali il cui tasso può essere fisso o variabile ma il rendimento complessivo nel corso degli anni va calcolato anche sull’andamento del prezzo d’acquisto sapendo che il rimborso a scadenza avviene a 100.

Nell’ultima asta per esempio i Btp a 10 anni avevano una cedola del 2,50% con un prezzo di aggiudicazione però di 82,79. Calcolando che a scadenza chi li ha acquistati incasserà 100, il rendimento reale supera quindi il 4%. Ovviamente, essendo il prezzo variabile in base all’andamento dei tassi di riferimento, chi ha in portafoglio vecchi Btp acquistati al tempo dei tassi quasi zero, ha subito forti perdite in conto capitale (con minimi anche a 60-70) ma che diventano tali sono se vengono venduti e non mantenuti fino alla scadenza.