Martedì 23 Aprile 2024

Ansia Covid, caro energia, corsa delle materie prime: la ripresa è a rischio

Turismo e ristorazione chiedono aiuti immediati. Commercio: nei primi dieci giorni di gennaio i saldi hanno segnato un -30%. L'appello: "Evitare chiusure e paure"

La corsa dei prezzi

La corsa dei prezzi

Milano, 13 gennaio 2022 - L’Italia è ripartita ma rischia di rifermarsi travolta dall’esplosione dei contagi da Omicron che, insieme con il caro-energia e i maxi rincari delle bollette di luce e gas, la corsa delle materie prime, dai metalli alla carta, e quindi un’inflazione che a dicembre è arrivata al 4,2%, hanno fatto partire nel peggiore dei modi il 2022. E nel giorno in cui l’Istat conferma la ripresa dell’economia del Paese con la produzione industriale tornata ai livelli pre-Covid con un aumento mensile a novembre dell’1,9% e annuo del 6,3%, è il sondaggio di Bankitalia fra le imprese dell’industria e dei servizi con più di 50 addetti a farci sapere che a dicembre il clima è cambiato e, per colpa della quarta ondata della pandemia, dell’aumento dei prezzi e dei ritardi nelle catene di fornitura oltre la metà delle aziende (56,3%) vede rischi al ribasso per la propria attività nel primo trimestre dell’anno. E con circa 10 milioni di italiani costretti a restare a casa per colpa del Covid tra quarantene e smart working, avverte Coldiretti, la risalita dei contagi peserà sui prodotti deperibili come quelli dell’agroalimentare e su una filiera della ristorazione che già nel 2021 ha perso 20 miliardi.

Con l’aumento dei contagi e il previsto picco verso fine gennaio, non potrà che andare peggio. Così, al governo che si prepara a varare nuove misure restrittive ma anche il pacchetto di aiuti ai comparti economici nuovamente colpiti dalla pandemia, arriva il grido dall’allarme proprio delle imprese, dagli alberghi ai ristoranti, dai cantieri alle fabbriche, dagli uffici al commercio. "La situazione è drammatica – denuncia Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -. I ristori concessi finora sono stati irrisori rispetto alla perdita di ricavi degli alberghi pari, nelle città d’arte, all’80% nel 2020 sul 2019 e al 50% l’anno scorso mentre il 16 dicembre le aziende, anche quelle chiuse, hanno dovuto versare l’Imu al 100%".

Per questo al mondo alberghiero – che deve anche subire il caro bollette - è suonato sorprendente sentire, come accaduto in questi giorni, parlare di ripresa del turismo confrontando i dati con il gennaio 2020 quando c’era il lockdown! La realtà invece è quella di un settore in ginocchio dove, anticipa Bocca, in città come Roma stanno partendo i licenziamenti collettivi. Per questo il governo deve prolungare la cassa Covid, prevedere ristori adeguati basati sulla perdita di ricavi degli alberghi e, sul fronte dei contagi, e quindi di misure restrittive come l’isolamento fiduciario, guardare a Paesi nostri concorrenti come la Spagna dove Omicron è trattato come un’influenza.

Del resto che la situazione stia peggiorando lo conferma anche Stefano Dall’Ara, presidente di Robintur e vice presidente di Fto-Confcommercio per cui "il turismo organizzato" è flagellato con un mese di gennaio, tra destinazioni chiuse e disdette per le Festività, partito malissimo sulla scia di un 2021 che, sebbene migliore del 2020, ha registrato un calo sul 2019 del 75-80%. Senza ristori adeguati (almeno 500 milioni) e nuova cassa Covid, avverte Dall’Ara, solo nel turismo organizzato sono a rischio 70/80mila posti.

Altri cinquantamila almeno sono quelli invece a rischio nella ristorazione. Il settore, avverte il vice direttore di Fipe-Confcommercio Luciano Sbraga, che in assoluto ha sofferto di più per la pandemia con 32 miliardi di ricavi persi nel 2020 e altri 24 l’anno scorso, 45mila imprese scomparse e 300mila posti di lavoro in meno. Per questo Fipe ha scritto ai ministri del Lavoro e del Turismo chiedendo ristori, nuova cassa integrazione e prolungamento delle norme per l’occupazione del suolo pubblico. Ma, di fronte al previsto picco di contagi delle prossime settimane, avverte Sbraga, se non si vuole fermare le attività, già in sofferenza, servirà un approccio diverso sulle quarantene.

Tesi condivisa da Gabriele Buia, presidente di Ance, che ha dovuto fermare, per mancanza di operai oltre che di materie prime, anche alcuni suoi cantieri. E per il quale il governo dovrebbe imporre l’obbligo vaccinale perché i contagi e le quarantene stanno frenando la ripresa del settore edile, spinta anche dai bonus, e non si riescono più a rispettare i contratti.

La preoccupazione riguarda anche le industrie dove le difficoltà, ricorda Carlo Robiglio, past president della Piccola Industria e nel consiglio generale di Confindustria, stanno aumentando. Il timore è che il Paese si fermi, ma in assoluto, sottolinea Robiglio, vanno evitate le chiusure, dalle scuole alle fabbriche e anche ansie e paure provocate dai bollettini giornalieri sui contagiati che sarebbe meglio diffondere solo una volta la settimana. Ma anche il commercio retail, è l’allarme di Mario Resca, presidente Confimprese, "è sempre più in affanno".

Nei primi dieci giorni di gennaio i saldi hanno segnato un meno 30% e in soli due giorni (10 e 11 gennaio) centri commerciali e negozi dei centri città hanno perso il 50% di ricavi sul 2019. "Siamo al terzo anno di pandemia – prosegue Resca – e continuiamo a essere in affanno anche per effetto del caro-bollette, della mancanza di materie prime e dell’inflazione che rischiano di bloccare il Paese e fermare i consumi". Servono quindi sostegni reali, da nuove misure sugli ammortizzatori sociali e di accesso al credito a contributi a fondo perduto perché "se non arriva liquidità immediata il retail rischia il collasso".

Ma già così, chiosa Mariano Bella, responsabile Ufficio studi Confcommercio, dopo un 2021 di grande ripresa (+6,2% e +5% gli aumenti stimati di Pil e consumi), le previsioni sul 2022 sono al ribasso e "sarebbe già una bella cosa una crescita del 4%". Ma potrebbe anche andare peggio. Servirebbe allora considerare Omicron come un’influenza? "La scelta di seguire Paesi come la Gran Bretagna che lo considera un raffreddore o proseguire con le misure anti-contagi spetta al governo. Bisogna sapere però che se si sceglie questa seconda strada, i danni economici per le discoteche o gli alberghi chiusi vanno ristorati con le tasse degli italiani".