Mercoledì 24 Aprile 2024

E’ il momento del mercato dell’arte Il consigli del fondatore di Decalia: attenti alle mode, meglio i vecchi maestri

Migration

MILANO

INVESTIRE nell’arte. Un’ottima opportunità in un momento come questo con i rendimenti dei titoli obbligazionari che sono al ribasso e con le azioni che «giocano alle montagne russe». Ma si tratta di un mercato particolare che non perdona i dilettanti e gli improvvisatori.

Se ci si muove con cautela e affidandosi alla competenza e alla professionalità di esperti del settore si possono ottenere grandi soddisfazioni. Insomma, ci vuole arte anche nell’investire nell’arte. Ne parliamo con Alfredo Piacentini, ceo di Decalia Asset Management, che nel ’95 fu cofondatore di Banque Syz e fino a tre anni fa presidente di Banca Albertini Syz.

Piacentini, come va il mercato dell’arte? E’ un buon momento?

«Un momento d’oro. La passione per l’arte contemporanea non sembra conoscere limiti. Molti record sono stati superati nel 2018 - specialmente nell’arte femminile, nelle opere afroamericane o nelle street art - e anche se i 450 milioni di dollari raggiunti nel 2017 da un dipinto di Leonardo da Vinci non sono stati superati, il volume totale delle aste di Sotheby’s e Christie’s è passato da 4,1 miliardi di dollari nel 2000 a 12,5 miliardi di dollari nel 2018».

Ma è pur sempre un mercato per pochi…

«No, oggi non più. A lungo è stato riservato a un’élite di intenditori, ma ora il mercato dell’arte è stato ampiamente democratizzato grazie ai media e a Internet. Se ci sono stati solo 500.000 collezionisti dopo la seconda guerra mondiale, i ‘consumatori d’arte’ sono ora più di 70 milioni in tutto il mondo».

Oggi l’arte può essere un buon investimento?

«In questo periodo di tassi di interesse molto bassi, anche negativi, e di Borse così volatili, l’arte è sufficiente per far sognare l’investitore alla ricerca di performance».

Si può quantificare in termini percentuali quanto rende l’arte?

«Artprice, il leader mondiale nella quotazione di opere d’arte, ha calcolato che il rendimento medio raggiunge il 12-15% all’anno per un’opera da 100.000 euro, o anche di più per i pezzi più grandi».

Come si spiega il boom del mercato?

«In gran parte questa espansione del mercato si spiega con il forte aumento della domanda da parte dei paesi emergenti. Di fatto, l’enorme creazione di ricchezza in Asia e in Medio Oriente ha provocato l’emergere di quasi 7 milioni di milionari in Cina e nel resto della regione Asia-Pacifico. Non a caso, dopo Basilea e Miami, è a Hong Kong che la fiera ArtBasel ha scelto di affermarsi. E di fronte allo spettacolare sviluppo di città come Dubai, Singapore o Shanghai, diciamo che dobbiamo avere opere d’arte per vestire i giganteschi atri degli hotel 6 stelle e adornare le pareti delle migliaia di uffici e appartamenti di lusso».

E i musei sono sempre più visitati dai turisti…

«Esattamente. Lo sviluppo di una vera economia museale come pilastro del turismo. Ogni anno, non meno di 700 nuovi musei di livello internazionale aprono le loro porte, di cui il 70% in Cina. Tuttavia, questi musei devono acquistare in media da 4.000 a 5.000 pezzi per riempire le loro sale e impegnarsi in un’offerta sfrenata per attrarre visitatori. E poiché i musei vendono raramente le loro opere d’arte, creano una domanda permanente che fa salire i prezzi verso l’alto».

Quali sono i rischi che può presentare un’investimento in arte?

«L’arte non è una risorsa finanziaria come un’altra e presenta rischi specifici che non possono essere trascurati. Prima di tutto, alcune opere contemporanee sono fragili. Mentre le vecchie statue e dipinti dei grandi maestri hanno affrontato i secoli senza danni, dopo alcuni anni le resine del XX secolo ingialliscono, i video si cancellano, le componenti elettroniche smettono di funzionare. È meglio non aver pagato troppo. A meno che, come ‘Girl with Balloon’, la tela Banksy, parzialmente tagliata a strisce a un’asta lo scorso ottobre da un trituratore nascosto nei suoi documenti, l’opera non veda aumentare il suo valore grazie al buzz generato dall’incidente!».

Non è ancora un mercato regolamentato, anche questo può costituire un problema?

«Il mercato dell’arte è ancora molto lontano dai mercati finanziari in termini di regolamentazione e controllo. Oltre a una liquidità molto incerta, subisce una famigerata mancanza di trasparenza nelle transazioni e a volte le gallerie manipolano i prezzi per aumentare artificialmente la valutazione dei loro artisti e migliorare le loro collezioni. La mancanza di liquidità è anche un grosso problema, perché quello che hai comprato in una galleria può essere molto più complicato da vendere quando sarà il momento».

Insomma, è corretto dire che si può guadagnare molto ma che ci si può fare anche molto male?

«Sì, in alcuni casi, le perdite possono essere gravi. Ad esempio, un pezzo dell’artista indiano Subodh Gupta, acquistato per oltre 466mila dollari nel 2008, ha trovato un acquirente a 75 mila dieci anni dopo».

Quale lezione possiano trarre da questo caso?

«Che è più prudente investire in artisti affermati perché i giovani artisti sconosciuti sono un po’ come le start up: se ci sono molti candidati alla gloria, ci sono pochi eletti. E soprattutto bisogna fare attenzione alle mode, che sono per definizione capricciose, e preferire le opere che piacciono davvero. Perché, nell’arte, la parola chiave è sempre quella di comprare con il cuore, piuttosto che dipendere dal rendimento potenziale».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro