Martedì 23 Aprile 2024

Sempre più donne manager: anche in Italia cede il soffitto di cristallo

L'ultimo report di Manageritalia: nel 2021 le donne hanno compiuto un balzo in avanti del 13,5% nella copertura di ruoli dirigenziali del settore privato

Donne manager

Donne manager

"Chiedile qual è il segreto per una leadership di successo e ti dirà che è ossessionata dall'equilibrio: nei mercati globali, tra le categorie o nei rapporti tra uomo e donna": è con questa brillante motivazione, firmata dalla giornalista Jo Ellison, che il prestigioso quotidiano britannico Financial Times ha annoverato l’italiana Francesca Bellettini, originaria di Cesena e amministratrice delegata di Yves Saint Laurent, tra le 25 donne più influenti del pianeta nel 2022. L’inclusione di Bellettini nella mappa contemporanea del potere globale al femminile è sicuramente un segnale di speranza per il nostro Paese, storicamente invischiato in un divario di genere assai ampio, soprattutto nella ripartizione dei ruoli dirigenziali. Eppure sembra che per questa categoria – e a partire dalle generazioni più giovani – il cosiddetto ‘soffitto di cristallo’ (l’insieme delle barriere che impediscono alle donne di raggiungere posizioni apicali) stia finalmente per infrangersi.

A svelarlo è l’ultimo report di Manageritalia (federazione che riunisce dirigenti, quadri e manager di settori come commercio, trasporti, turismo e terziario avanzato), presentato nei giorni scorsi a Napoli: secondo l’indagine, nel 2021 le donne hanno compiuto un balzo in avanti del 13,5% nella copertura di ruoli dirigenziali del settore privato, contro uno sparuto 3,6% messo a segno dagli uomini. Di conseguenza, se si guarda solo alla fascia 25-29 anni - che però raggruppa complessivamente meno di mille dirigenti, a fronte di un totale di 122.452 - le donne sono prossime a raggiungere una posizione di equilibrio con gli uomini: sono 463, a fronte di 497 uomini. L'aumento dei dirigenti è molto più rilevante nel settore terziario (+9%) rispetto all'industria (+1%).

Dai dati emerge anche un’altra nota positiva: la crescita dei dirigenti nel settore privato è particolarmente sostenuta nel Mezzogiorno. È la Calabria, infatti, a guidare la classifica stilata regione per regione (+67,3%), seguita da Basilicata, Campania e Puglia. Stupisce anche la distribuzione complessiva (pubblico e privato) dei dirigenti per sesso nelle singole regioni: secondo lo studio, le regioni che registrano le più alte percentuali di dirigenti donne sono Sicilia (25,37%), Lazio (25,10%), Molise (24,81%), Basilicata (22,36%) e Lombardia (21,12%). Le regioni caratterizzate, invece, da una maggiore presenza di dirigenti uomini sono Trentino-Alto Adige (90,34%), Abruzzo (88,60%), Friuli-Venezia Giulia (88,02%), Umbria (87,68%) e Marche (87, 08%).

Altro dato interessante è quello riguardante i settori di attività: considerando il periodo di tempo compreso tra 2015 e 2021, nelle professioni di tipo scientifico e tecnico - in Italia da sempre prerogativa maschile - le donne dirigenti hanno messo a segno un incremento di circa il 62%, contro il 40,2% degli uomini. La crescita femminile maggiore si registra però nei settori del noleggio, turismo e agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, dove si va ben oltre il raddoppio (+135,6%, contro il 38,5% conseguito dagli uomini).

Gli unici settori in cui la quota di manager donne supera quella degli uomini sono, naturalmente, quelli legati alla 'cura': da un lato, sanità e assistenza sociale; dall’altro, l'istruzione. Per il resto le donne sono ancora in minoranza, con una prevalenza maschile superiore all'80 per cento nelle attività manifatturiere, aziende di fornitura gas ed energia elettrica, costruzioni, trasporto e magazzinaggio, servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative.

Rimane dolente il tasto della retribuzione: stando all’ultimo rapporto realizzato dal Centro ricerche finanziarie dell’Università Cattolica, se le lavoratrici italiane guadagnano, in media, l’11% in meno dei loro colleghi, la differenza aumenta tra i dirigenti, arrivando al 14% in meno. Il ‘pay gap’, ovvero il divario di retribuzione, è ‘riconducibile a differenze di ruolo nell’organigramma aziendale’, si legge nel rapporto. La strada verso un’effettiva parità, insomma, è ancora lunga e accidentata. Non resta che rileggere le parole di Roula Khalaf, editor del Financial Times che, ieri, nel presentare la classifica delle 25 donne più influenti, ha parlato di un potere ‘nuovo’, di un cambiamento importante e irresistibile, che sta accadendo proprio ora agli esseri umani, da un capo all’altro del mondo. Un cambiamento innescato, appunto, dalle donne.