Mercoledì 24 Aprile 2024

Donne e precari Profondo rosso per l’occupazione

Oltre 444mila posti persi nell’anno della pandemia. A pagare di più sono le lavoratrici e gli under 50

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di Claudia Marin

Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione a valanga hanno evitato, fino a oggi, il tracollo verticale del mercato del lavoro. Ma solo parzialmente e solo per le categorie più garantite. E infatti gli ultimi dati dell’Istat fanno salire vertiginosamente i timori per il destino professionale di milioni di lavoratori meno tutelati. Da febbraio a dicembre 2020, solo saltati 420mila posti di lavoro (444mila sul dicembre 2019) e la stragrande maggioranza ha riguardato l’ambito indicato. Immediato il coro di allarme che arriva dai sindacati, che parlano di "bomba sociale", e dalle imprese.

A pagare il prezzo più alto dell’emergenza sono state e continuano a essere le donne, oltre alla fascia centrale d’età 25-49 anni, agli autonomi e ai precari. Nel solo mese di dicembre, a causa delle chiusure e delle restrizioni di Natale, sono stati perduti oltre 100mila occupati stagionali: l’effetto peggiore dall’inizio del lockdown, come osservano da Confcommercio. Su 101mila posti persi in un mese 99mila hanno riguardato le donne e su 444mila occupati in meno in un anno 312mila erano donne, circa tre su quattro. I giovani tra i 15 e i 24 anni hanno perso il 13,4% degli occupati mentre gli over 50, la fascia più garantita da contratti stabili, sono cresciuti del 2,3%.

Salvi complessivamente i cinquantenni e gli assunti a tempo indeterminato, grazie proprio al divieto di licenziare. Molte persone, poi, hanno smesso di cercare attivamente lavoro. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono 13,5 milioni (482.000 in più rispetto a dicembre 2019). Ma il dato è rilevante soprattutto nella fascia under 50. Tra i 25 e i 49 anni sono inattivi oltre 4,4 milioni di persone nel complesso, 258.000 in più rispetto a dicembre 2019.

La pandemia ha colpito in particolare il lavoro a termine, non protetto dal blocco dei licenziamenti avendo comunque una scadenza, e il lavoro indipendente, concentrato nei servizi che sono il settore che ha sofferto di più per le nuove limitazioni e il mancato afflusso di turisti. A dicembre gli occupati indipendenti sono diminuiti di 79mila unità rispetto a novembre (quindi quasi i quattro quinti dei 101mila occupati in meno complessivi) mentre hanno perso 209mila unità su dicembre 2019.

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