Il caro energia non risparmia i distributori di carburante: uno su tre a rischio chiusura

L'aumento dei costi e la riduzione dei consumi danneggia anche chi, sulla carta, avrebbe dovuto beneficiare dell’impennata dei prezzi alla pompa

Un distributore di benzina

Un distributore di benzina

Potrebbe sembrare un paradosso ma è purtroppo solo la realtà. Fra le vittime del caro energia potrebbero esserci proprio loro, i distributori di carburanti, quello che almeno sulla carta avrebbero dovuto beneficiare dell’impennata dei prezzi alla pompa. E invece, secondo i sindacati di categoria, la guerra del gas rischia di lasciare per strada migliaia di distributori. Ecco perché.

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Il metano non dà una mano

Conti sempre più in rosso per i distributori di metano per autotrazione. La causa, neanche a dirlo: l’impennata record delle quotazione che di fatto ha ridotto fortemente l’acquisto dei carburanti. Il risultato è che circa 1.500 realtà imprenditoriali che riempiono ogni giorno i serbatoio a un milione di veicoli rischiano di dover chiudere i battenti. Con il risultato che sparirebbe dalla mappa circa un distributore su tre. Infatti, mentre il prezzo del Gpl continua a calare (siamo sotto la soglia di 0,8 al litro) quello destinato a tir e camion o altri mezzi industriali è schizzato a 3,1 euro con punte fino a 3,36 nelle regioni del Nord e del Nord-Est. I più cari in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Veneto. I più bassi in Umbria, Molise, Lazio, Puglia e Liguria in una forbice compresa fra 2,6 e 2,9 euro.

Come se non bastasse, si è scatenata anche una vera e propria guerra commerciale nel settore perché c’è ancora un 20% di distributori che riescono ad offrire metano per autotrazione a un prezzo inferiore ai 2 euro. Sono quelli che sono riusciti a sottoscrivere contratti a prezzi bloccati ma che ora potrebbero avere una brutta sorpresa. Infatti sono sempre più i fornitori che sono disposti a pagare le penali pur di stracciare i vecchi contratti. Nel frattempo, davanti ai distributori con i prezzi più bassi si stanno formando, quotidianamente, colonne di Tir. Anche al netto del fatto che il metano scontato può essere venduto solo in modiche quantità.

Carissima energia

Ma ci sono altre due cause che possono mettere in crisi circa il 30% dei distributori di carburante: il caro energia e il drastico calo dei consumi dovuto alla lievitazione dei prezzi. Una sorta di lockdown strisciante, come lo definiscono gli esperti del settore. Partiamo dalla luce. Nelle stazioni di servizio l’illuminazione è accesa 24 ore su 24, anche per motivi di sicurezza. Il risultato è che una stazione di medie dimensioni che nel 2022 sborsava 2.500 euro per la bolletta delle luce, fino al mese scorso ha dovuto spendere qualcosa come 5mila euro. E nel prossimo trimestre ci sarà un ulteriore aumento di quasi il 60%. Secondo i dati diffusi da Faib Confesercenti, formulato sulla base delle tariffe attuali di luce e gas e sulle bollette dei propri associati, già oggi la stangata si attesta sui 220 milioni di euro, con una differenza di 127 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Senza contare le punte degli aumenti che arrivano alla triplicazione dei costi. Sulla rete carburanti la spesa per energia elettrica è passata dal 12 al 28% dell’incasso del gestore. La spesa media per le tariffe corrisponde a quasi la metà delle entrate.

Lockdown strisciante

C’è poi un’ulteriore fattore. Gli italiani consumano sempre meno carburanti a causa dei rincari. Stando alle elaborazioni di Quotidiano Energia – sulla base dei dati dell’Osservaprezzi carburanti del Mise – il prezzo medio della benzina in modalità self service è cresciuto a 1,750 euro/litro, quello del diesel, sempre self, è salito a 1,618 euro/litro; il Gpl va da 0,820 a 0,839 euro/litro, il metano è schizzato tra 1,807 e 2,034 euro al chilo. E la spesa media delle bollette corrisponde, ormai, quasi alla metà delle entrate. Tutto questo ha comportato una riduzione degli incassi e quindi dei margini di utili per i gestori dei distributori. Del resto, giusto per ricordare i dati del Codacons, solo per i maggiori costi di rifornimento, una famiglia spende in media 340 euro annui in più in caso di auto a benzina, +328 euro per il gasolio. Senza considerare gli effetti indiretti sull’inflazione legati all’aumento dei prezzi al dettaglio dei prodotti trasportati. Una stangata dopo l’altra.

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