Mercoledì 25 Giugno 2025
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Diritto alla riparazione degli elettrodomestici: dal 13 giugno 2026 scatta l’obbligo per le aziende

Previsto un risparmio di 12 miliardi di euro l’anno in Europa. Si stima che ogni cittadino dell’Unione produca in media 17,7 kg di rifiuti elettronici all'anno

Electronic technician repairs mobile phone

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Roma, 29 maggio 2025 – Era richiesto a gran voce dai consumatori, e dopo un lungo iter è finalmente divenuto legge: parliamo del diritto alla riparazione degli elettrodomestici. Le aziende hanno tempo fino al 13 giugno 2026 per adeguarsi al nuovo quadro normativo, volto a contrastare l'obsolescenza programmata e a promuovere un'economia circolare. L'aspetto centrale di questa normativa è la garanzia per i consumatori di accedere a istruzioni e pezzi di ricambio, elementi che rendono la riparazione un'opzione praticabile.

Il contesto normativo del diritto alla riparazione

La necessità di un diritto alla riparazione è emersa in risposta a problematiche legate all'obsolescenza programmata e alla difficoltà di reperire informazioni e componenti per la riparazione. Secondo uno studio del 2019 condotto dalla Fondazione Ellen MacArthur, si stima che ogni cittadino europeo produca in media 17,7 kg di rifiuti elettronici all'anno. Solo il 35% di questi rifiuti viene riciclato, evidenziando una significativa perdita di risorse e un impatto ambientale. La spesa media per la sostituzione di elettrodomestici e dispositivi elettronici, spesso a causa di piccoli malfunzionamenti, ammonta a diversi miliardi di euro all'anno per i consumatori europei. La Commissione Europea, in linea con gli obiettivi del Green Deal Europeo e del Piano d'azione per l'economia circolare, ha proposto diverse misure legislative per prolungare la vita utile dei prodotti e ridurre la produzione di rifiuti. Tra queste, la direttiva sul diritto alla riparazione è stata formalmente adottata. In Italia, le disposizioni relative al diritto alla riparazione entreranno in vigore a partire dal 13 giugno 2026.

L'accesso alle istruzioni e ai pezzi di ricambio

Il diritto alla riparazione si fonda su due pilastri fondamentali: la disponibilità di istruzione e di pezzi di ricambio. Per quanto concerne le istruzioni, la normativa impone ai produttori di rendere disponibili ai consumatori e ai riparatori indipendenti, informazioni tecniche complete e chiare per la riparazione dei prodotti. Questo include manuali di riparazione dettagliati, schemi tecnici e guide per la risoluzione dei problemi. L'obiettivo è facilitare le riparazioni fai-da-te e supportare i riparatori professionisti, promuovendo una maggiore trasparenza. La disponibilità di pezzi di ricambio è un altro punto cruciale. La normativa stabilisce che i produttori devono rendere disponibili i pezzi di ricambio essenziali per un periodo di tempo adeguato dopo l'acquisto del prodotto. La legislazione mira a prevenire pratiche che ostacolano la riparazione, come l'abbinamento di componenti tramite software o hardware, che rende impossibile la sostituzione di un pezzo con uno compatibile o con un ricambio proveniente da un altro prodotto. La normativa promuove l'utilizzo di ricambi compatibili, purché soddisfino gli standard di sicurezza e qualità.

Impatti e benefici attesi in Europa

L'applicazione del diritto alla riparazione è prevista generare diversi benefici economici e ambientali. Dal punto di vista economico, si stima un risparmio significativo per i consumatori. Uno studio della Commissione Europea del 2020 ha indicato che estendere la vita utile dei prodotti di un anno potrebbe generare un risparmio di circa 12 miliardi di euro all'anno per i consumatori. La maggiore disponibilità di ricambi e l'accesso alle informazioni di riparazione possono inoltre favorire un mercato della riparazione più competitivo, con potenziali riduzioni dei costi dei servizi. In termini ambientali, l'impatto è rilevante. La riduzione del volume di rifiuti elettronici è un obiettivo primario. Secondo dati dell'Agenzia Europea dell'Ambiente, l'aumento della riparabilità dei prodotti potrebbe contribuire a una diminuzione delle emissioni di carbonio legate alla produzione di nuovi beni e alla gestione dei rifiuti. Si prevede che l'estensione della vita utile dei prodotti di 5 anni potrebbe ridurre le emissioni di carbonio del 20-30%.