Diciassette miliardi di euro per rendere smart i comuni

Diciassette miliardi di euro  per rendere smart i comuni

Diciassette miliardi di euro per rendere smart i comuni

A SENTIRE I CITTADINI, i problemi delle città restano la sicurezza e le buche nel manto stradale, ma va anche detto che i comuni non sono mai stati tanto smart. A rivelarlo è una ricerca dell’osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, presentata all’interno del convegno "Smart City: andare oltre la Terra di Mezzo". Otto comuni su dieci sono pronti a fare investimenti con i fondi del Pnrr su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione. Il 39% dei comuni al di sopra dei 15 mila abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart City nel 2022, percentuale che scende al 21% se si considerano tutti i comuni italiani (circa 8 mila). E quasi tutte le amministrazioni che hanno avviato progetti negli ultimi anni (l’89%) vogliono continuare a investire in nuove iniziative per la Smart City.

Sono progetti destinati ad aumentare in futuro: il 41% dei comuni afferma infatti di voler investire in iniziative di Smart City nel prossimo triennio, a fronte del 33% dello scorso anno. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una grande opportunità per sviluppare progetti smart nelle città e nel territorio italiano. Secondo la stima dall’Osservatorio, i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 17 miliardi di euro. "Le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città. Molti dei comuni italiani hanno già compreso le potenzialità di questa rivoluzione e hanno iniziato ad introdurre progetti di Smart City", spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. Tuttavia il valore della Smart City è percepito solo una volta che si attuano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. Per questo diventa "fondamentale intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni pubbliche". Anche Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City, è entusiasta: "L’aumento delle progettualità e dell’interesse per sviluppi futuri della Smart City è sicuramente un segnale molto positivo". Ma non manca di sottolineare ciò che impedisce dei veri salti di qualità: "spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare applicazioni smart, quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione".

Per questo, sottolinea come sia essenziale "sviluppare una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati". Nonostante le nostre città non siano mai state tanto smart, la percezione dei cittadini va in altra direzione. L’osservatorio ne ha intervistati diversi: il 65% degli intervistati ha sentito parlare di Smart City e la maggior parte associa a quest’ultima il concetto di "città innovativa". Il 64% ritiene però ancora distante dalla vita di tutti i giorni la realizzazione di una città interamente "smart". E solol’11% esprime un parere pienamente positivo su quanto fatto, mentre il un intervistato su due crede che la città in cui vive abbia adottato alcune tecnologie digitali, ma che si potrebbe fare molto di più. Le città smart però oltre che più digitali, sono anche più sicure. Perché oltre alle tecnologie più classiche come l’illuminazione pubblica "smart", le nuove tecnologie intelligenti migliorano la mobilità, ma anche la telegestione di contatori di luce, gas e acqua.

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