Defhouse, cos'è e come funziona la casa-accademia degli influencer

Da Alessia Lanza a Davide Moccia, e altri ancora. Le star dei social vivono e lavorano a Milano in un luogo da sogno dove tutto è instagrammabile. E che fattura 300mila euro al mese

I protagonisti della Defhouse

I protagonisti della Defhouse

Immaginate una casa, non come quella del Grande Fratello - anche se a qualche scettico il paragone potrebbe venire -, ma più simile a un palcoscenico sotto gli occhi di tutti, tra telecamere e angoli perfetti per selfie da Instagram e via dicendo. Una casa più simile a un hub, a un’incubatrice di talenti digitali, a un’accademia di studi per star dei social. E chi più ne ha più ne metta. Bene, questa casa esiste eccome: si chiama Defhouse. Collab house, social house, content house che dir si voglia. I nomi e le definizioni continuano a essere molteplici, ma il senso rimane pressoché lo stesso: permettere ai giovani talenti emergenti, che hanno già un più che discreto seguito sulle proprie piattaforme, di perfezionare la loro attività, di mettersi alla prova, di farsi vedere ancora di più.

Defhouse, chi sono i content creator protagonisti

Di queste case in realtà ne esistono più di una, ma la Defhouse (1,6 milioni di follower su TikTok e 322mila su Instagram) è sicuramente il primo e più riuscito esempio nell’era-social. I protagonisti sono otto e nella ‘casa delle meraviglie’ vivono e lavorano. Partecipano a trasferte che sembrano quasi delle gite di classe, come l’ultima sci ai piedi sulla neve, seguono corsi di formazione, hanno turni lavoratori più o meno fissati e, ovviamente, tutto (o quasi tutto) finisce in Rete. Il modello esportato dall’estero è arrivato in Italia nel 2020, durante la pandemia. E dove, se non a Milano? Qui, da un’idea di Luca Casadei, fondatore di Web Stars Channel, è nata una casa di 500 metri quadrati, costata quasi un milione di euro, con camere da letto, sale comuni, una spa e una stanza polifunzionale per lavorare. I protagonisti variano di anno in anno, ma al momento (come riportato dal sito ufficiale defhouse.it) sono otto, e i lettori della generazione Z non avranno difficoltà a riconoscere i loro nomi: Simone Berlini, Davide Moccia, Tommaso Donadoni, Alessia Lanza, Yusuf Panseri, Florin Vitan, Marco Bonetti ed Emily Pallini.

Defhouse, come funziona e quali sono i numeri

Mettere insieme il numero di follower di questi ragazzi sotto un’unica cifra diventa un’impresa difficile: il seguito è incredibile, roba da 50 milioni di account. Va anche detto che non sono stati scelti soltanto per la visibilità, ma per le caratteristiche caratteriali dei singoli, reputate affini al progetto. Ma c’è di più: la Defhouse, negli anni, sta continuando a racimolare seguaci e, non da ultimo, a fatturare. I numeri li ha forniti lo stesso Casadei in un’intervista a Fortune Italia qualche mese fa: “Abbiamo investito circa 980mila euro - spiega lo ‘scout’ di talenti digitali -. Siamo andati in ‘break even’ (il pareggio tra entrate e uscite, ndr) e nell’ultimo periodo stiamo fatturando circa 300mila euro al mese. La nostra previsione è di chiudere l’anno (cioè il 2022, ndr) a tre milioni e mezzo”. Corsi di danza, recitazione, dizione: come ricordano gli ideatori del progetto e i ragazzi, dietro al lavoro del content creator non bastano cinque minuti di impegno, come pensano in tanti. Ci sono brainstorming e team di progettazione e organizzazione, c’è lo studio per le modalità e le tecniche più efficaci e ci sono contratti concordati insieme. Chi fa contenuti sui social, in pratica, non lo fa casualmente, ma sa cosa sta promuovendo e come lo fa.

Defhouse, una scelta di vita. Chi è Alessia Lanza

La scelta di andare a vivere nella Defhouse, poi, per ragazzi così giovani è stata una vera scelta di vita. Lo racconta Alessia Lanza, influencer torinese classe 2000 da 1,4 milioni di follower su Instagram e addirittura quattro milioni su TikTok: "Ho cominciato a fare video comici e balletti su TikTok qualche anno fa, per divertimento, poi piano piano è diventato il mio lavoro - spiega Lanza -. Vedermi trasferire a Milano per la mia famiglia, all’inizio, non è stato facile: volevano che continuassi gli studi all’università. Ma io ho sempre voluto lavorare, prima come commessa, poi in un atelier di moda, infine come social media manager per alcune aziende. Quando il mio seguito è cresciuto ed è arrivata l’offerta della Defhouse, non ci ho pensato due volte. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto e non escluso che un domani potrei rimettermi a studiare. Ma oggi, questo è il mio lavoro”.

 

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