Sorpresa, il Def boccia il Ponte. "Servono 14 miliardi e non ci sono"

Strada in salita per l’eterna incompiuta che il governo ha deciso di riavviare. Ma Salvini è sereno "I soldi arriveranno dalla manovra, tutto rinviato alla legge di Bilancio". La decisione a settembre

Roma, 15 aprile 2023 – Ci risiamo. Il Ponte sullo Stretto continua a far litigare politici, sindacalisti e tecnici. L’ennesima polemica, questa volta, è alimentata dalla lettura del Def, il Documento di Economia e Finanza, la cornice della prossima legge di Bilancio. Nel testo, si legge nero su bianco che a oggi, per l’opera più volte annunciata dal governo di centrodestra, in cassa non c’è un euro. "Non esistono coperture finanziare disponibili a legislazione vigente".

In compenso sono indicate le possibili fonti dalle quali attingere i denari che mancano: Regioni, fondi europei, bilancio pubblico e, naturalmente, capitali privati. Con un occhio di riguardo per i finanziatori istituzionali come la Banca Europea degli Investimenti e l’onnipresente Cassa Depositi e Prestiti. C’è perfino il Connecting Europe Facility, il cui bando scade a settembre. Ma, detto questo, di soldi “cash“ disponibili immediatamente, non c’è neanche l’ombra.

Niente di strano, spiegano al ministero delle Infrastrutture, guidato dal leader della Lega, Matteo Salvini, che ha già trasformato il Ponte in un cavallo di battaglia del suo dicastero: "È ovvio che nel Def manchi la copertura, si tratta di un documento di programmazione e non stanzia le risorse". Inoltre, non c’è neanche la società ad hoc che dovrebbe realizzare l’opera. Insomma, tutto è rinviato alla legge di Bilancio. Ma, nel frattempo, dal ministero dell’Economia, comincia a farsi più chiaro il quadro dei costi. Solo per realizzare le due campate che collegheranno la Sicilia alla Terraferma serviranno 13,5 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 1,1 miliardi per le opere complementari e di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie. Totale, 14,6 miliardi di euro, quasi il 30% in più rispetto alla cifra di 10 miliardi circolata qualche mese fa e, addirittura, il triplo rispetto alle stime della prima progettazione. Del resto, il tormentone del Ponte dura ormai da più di un secolo. Da quando, nel lontano 1870, l’Università di Torino lanciò per la prima volta l’idea del tunnel. Poi, negli anni ’70, con il primo concorso di idee, prevalse l’altra ipotesi, quella del Ponte sospeso. Un’idea abbracciata anche da Mussolini e ripresa poi dall’Iri. A sciogliere ogni dubbio ci pensò il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, durante la sua prima esperienza di governo: la navata più lunga del mondo, con i suoi 3300 metri. Un sogno costoso: non è mai stato sistemato un mattone ma, nel frattempo, lo Stato ha tirato fuori 300 milioni di euro fra penali e progetti.

Poi, il 6 marzo scorso, il Consiglio dei ministri ha gettato il cuore oltre l’ostacolo approvando il decreto legge per la costruzione del Ponte e la costituzione di una società ad hoc, "Stretto di Messina". Esattamente un mese prima è arrivato sul tavolo di Salvini anche un progetto di fattibilità firmato dal colosso delle costruzioni Webuild. Insomma, l’iter si è ormai rimesso in moto. Intanto, già fioccano le polemiche. Litigano perfino i sindacati. Da una parte l’Ugl e la Uil, favorevoli all’opera. Dall’altra la Cgil, che conferma il suo no su una infrastruttura così dispendiosa e problematica. Sul piede di guerra anche i Cinquestelle, nonostante il fatto che fu proprio l’ex premier, Giuseppe Conte, a tirare fuori il progetto dalla naftalina. "Sul ponte sullo Stretto Salvini sta toccando vette inesplorate di propaganda", tuonano i deputati pentastellati nelle commissioni Trasporti e Infrastrutture. Il governo, però, non intende fare retromarcia. Il momento della verità fra settembre e ottobre, quando si dovranno fare i conti della legge di Bilancio.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro