Giovedì 25 Aprile 2024

Via libera al Def. Deficit fino al 2,4%. Crescita a rilento

Il governo vara l'aggiornamento del documento di economia e finanza. Renzi: "Prevediamo il 2% ma chiederemo di salire". L'Ue in debito con noi per i migranti

Renzi e Padoan presentano l'aggiornamento del Def

Renzi e Padoan presentano l'aggiornamento del Def

Roma, 27 settembre 2016. Via libera del governo all’aggiornamento del Def, il documento che apre ufficialmente il cantiere della manovra. La crescita per il 2016 è allo 0,8%,  con un dato acquisito dello 0,7% nel primo semestre, e nel 2017 si stima un +1%. Il rapporto deficit/Pil sarà pari al 2% e l’Italia - ha spiegato il premier Matteo Renzi, presentando le nuove previsioni -, chiederà un indebitamento ulteriore di 0,4 punti percentuali per il sisma e per la gestione dell’immigrazione. “Sui migranti - ha sottolineato - l’Ue è gravemente in debito con l’Italia“. Nella nota di aggiornamento - ha continuato il premier - «mostriamo l’ennesimo miglioramento» del rapporto deficit/Pil, che era «al 3% nel ‘14, al 2,6% ‘15, del 2,4 nel 16 e del 2» nel 2017, dalla curva del deficit« si vede che è »ai livelli più bassi dal 2007“.

Il nodo della crescita.  “Oggi e’ san Prudenzio, linea Padoan - continua il presidente del consiglio -. Non e’ la linea dello 7,8 per cento di crescita proposta da palazzo Chigi”,. Poi avverte: “E’ una battuta”.  “La crescita aumenta in misura ancora insoddisfacente - ammette il ministro dell'Economia - grazie a misure che saranno dettagliate nella legge di bilancio -spiega Padoan - Si sterilizzeranno le clausole di salvaguardia, si metteranno risorse a sostegno degli investimenti come il superammortamento e ci saranno misure su previdenza e questione sociale con un sostegno alle fasce deboli della popolazione. “Sono queste le misure che permetteranno un guadagno di crescita non irrilevante visto che l’ambiente internazionale sta peggiorando”.

Partita con la Ue. Numeri e parole che sono nel solco della flessibilità possibile da parte di Bruxelles. In giornata Pierre Moscovici, commissario Ue, agli Affari economici, aveva aperto uno spiraglio su un deficit “almeno al 2,4“, precisando che ogni flessiblità dovesse comunque rientrare nelle regole del patto di stabilità. Un solco entro il quale sembrano muoversi numeri e parole del governo, e se la trattativa ancora non c’è - come ha voluto far sapere Bruxelles parlando di normali scambi di informazioni con Roma - la partita si è già aperta

Cantiere previdenza. Va da sè che i numeri disegnano i binari sui quali la manovra del governo dovrà muoversi. Se Renzi ha escluso nuovi tagli alla sanità («Abbiamo giù tagliato abbastanza», ha detto il premier  a Milano) il nodo al pettine in questo momento è quello della previdenza. “Le cifre vengono decise dalla legge di bilancio -  ha spiegato il premier -, quindi a ottobre e non oggi. Le regole prevedono che le leggi si facciano in Parlamento e non con i sindacati, nonostante noi siamo fautori dela concertazione. Confermiamo l’intervento sul tema dell’aiuto alle pensioni, quanto grande questo intervento sia lo decidiamo nella legge di bilancio”. “Le misure ci saranno, l’Ape ci sara’ - ha aggiunto - Inoltre confermiamo il quadro di riduzione fiscale. Le singole misure le decidiamo in legge di bilancio”. Domani, mercoledì 28 settembre, le’esecutivo incontrerà i sindacati per fare il punto sulla previdenza. Sul tavolo, però, potrebbero mancare i soldi previsti: se si era parlato di 2 miliardi, probabilmente si arriverà al massimo a 1,5 miliardi di euro. Riduzione che inevitabilmente avrà un impatto sulle misure in cantiere: dall’anticipo pensionistico (Ape) fino a un massimo di tre anni e sette mesi per gli over 63 dal prossimo anno, al bonus per i lavoratori precoci che potrebbe essere limitato a chi ha iniziato a lavorare prima dei 16 anni (e non prima dei 18), alla revisione – richiesta dai sindacati - della legge Fornero.

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