Def 2019, dalla flat tax al salario minimo. Le misure (e dove troviamo i soldi)

In una nota il Mef sottolinea "l'obiettivo fondamentale di una nuova fase di sviluppo economico e di un miglioramento nell'inclusione sociale e della qualità della vita"

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (Ansa)

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (Ansa)

Roma, 10 aprile 2019 - Dalla Flat tax al salario minimo, dal quoziente familiare alla mini-Ires: ecco in pillole le misure contenute nel Def per migliorare la situazione economica italiana (e da dove si possono prendere i soldi). In una nota, dopo il via libera in Consiglio dei ministri, il Mef sottolinea che il Documento di Economia e Finanza 2019 "il primo del nuovo Governo, traccia le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, con l'obiettivo fondamentale di una nuova fase di sviluppo economico e di un miglioramento nell'inclusione sociale e della qualità della vita nel pieno rispetto dei vincoli europei". 

Def 2019, scarica la bozza 

Schede a cura di CLAUDIA MARIN

Tassa piatta sulle persone fisiche. Congelate le due aliquote

"Il sentiero di riforma per i prossimi anni prevede la graduale estensione del regime d’imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15% e 20%, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni". Era uno dei passaggi-chiave della bozza del Def e lasciava intendere un primo step di riduzione della tassazione sulle persone fisiche, con una flat tax al 15% inizialmente fino a 30 mila euro e al 20% fino a 50 mila euro. Nel testo finale, però, non sono state esplicitate le aliquote. Ogni ritocco sarebbe comunque accompagnato da una revisione di detrazioni e deduzioni, destinate a coprire il costo del nuovo sistema. Non è detto che la soluzione a due aliquote sia quella che verrà utilizzata nella manovra, ma per ora il governo si lascia la porta aperta anche verso questa ipotesi.

Salario minimo obbligatorio fuori dal contratto nazionale

"Un salario minimo orario per i settori non coperti da contrattazione collettiva e la previsione di trattamenti congrui per l’apprendistato nelle libere professioni" sono tra "gli interventi che potrebbero essere oggetto di valutazione" sul fronte del lavoro. È quanto si legge nella bozza del Pnr che accompagna il Def. Nel documento si precisa anche che "si lavorerà per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e gli adempimenti burocratici per i datori di lavoro, anche attraverso la digitalizzazione". Di rilievo la considerazione che il salario minimo riguarderà gli ambiti non coperti dalla contrattazione, a differenza di quanto previsto dalle proposte di legge in discussione al Senato, che contemplano un salario orario minimo di 9 euro a prescindere dall’esistenza o no di contratti collettivi.

Quoziente familiare sul modello francese

I 5 Stelle, ma anche la lega, puntano a una sorta di flat tax formato famiglia. Da qui l’altra ipotesi di riduzione fiscale con la previsione di una tassa piatta al 15% sui redditi familiari (non del singolo contribuente) fino a 50mila euro, seguita da uno "scivolo" per la fascia di reddito successiva. Senza fornire numeri, il M5S batte la bandiera della difesa del ceto medio ispirandosi al modello francese di quoziente familiare, anch’esso in realtà calcolato sul reddito complessivo del nucleo (come dice la Lega), con detrazioni a seconda del numero dei figli. Non solo. "Iniziative future – si legge nel Def – verteranno prioritariamente sul riordino dei sussidi per la natalità e la genitorialità"

Ires ridotta alle imprese. Conterà reinvestire gli utili

La legge di Bilancio ha introdotto la mini-Ires, il taglio di 9 punti dell’aliquota (dal 24% al 15%) per le imprese che assumono personale aggiuntivo e reinvestono gli utili in macchinari. Il meccanismo troppo complesso sembra però non aver funzionato, tanto da spingere una modifica nel decreto legge crescita: il taglio dell’Ires sarà generalizzato e riguarderà gli utili non distribuiti e reinvestiti. Si passa al 22,5% quest’anno, al 21,5% nel 2020, al 20,5% nel 2021 e al 20% a regime dal 2022. L’operazione, inserita nel Def entrerà in vigore una volta risolti gli ultimi nodi lasciati aperti.

 

MA DOVE TROVIAMO I SOLDI?

1 - SFORBICIATA ALLE DETRAZIONI

"La progressiva introduzione della flat tax ridurrà il cuneo fiscale sul lavoro e sarà coperta da una riduzione delle spese fiscali, salvaguardando quelle destinate al sostegno della famiglia e delle persone con disabilità". E’ la formula contenuta nella bozza di Pnr allegata al Def. E tra i primi bonus a saltare ci saranno gli 80 euro del bonus Renzi. 

2 - ALIQUOTA IVA A RISCHIO AUMENTO

E’ vero che nel corso del consiglio dei ministri si è svolta una vera battaglia sull’Iva e sul disinnesco delle relative clausole. Ma nel Def e nel quadro programmatico che emerge il governo considera anche l’aumento dell’Iva per 23 miliardi. In attesa di misure alternative e un programma di revisione della spesa pubblica. 

3 - IMPRESE E SOCIALE: TAGLI PER 2 MILIARDI

I tagli del 2020 li scopriremo nella legge di Bilancio, ma di certo per recuperare la mancata crescita del 2019 il governo congelerà i due miliardi previsti, come clausola di salvaguardia, dalla precedente manovra. Da dove verranno? Mezzo miliardo dagli "incentivi alle imprese", altri 150 milioni sempre dal Mise. Infine dal sociale e dall’istruzione.

4 - DISMISSIONI E CONCESSIONI

"Nel triennio 2019-2021 il programma di dismissioni immobiliari prevede un ammontare di 1,25 miliardi, oltre agli 1,84 già previsti". E’ uno dei passaggi del Def. Nel pacchetto di misure per il "rafforzamento della strategia di riduzione del debito", oltre a privatizzazioni e dismissioni, c’è anche la "riforma delle concessioni" pubbliche. 

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