Il paradosso italiano: braccianti, colf e camerieri. Ci servono 250mila stranieri

Domani il click day del nuovo decreto flussi. Ma gli ingressi previsti sono insufficienti. Sempre più famiglie in difficoltà nella ricerca di badanti. In affanno anche il settore agricolo

Roma, 26 marzo 2023 - L’appuntamento per il click day del decreto flussi per l’anno in corso è fissato per domani. E così potranno ottenere il via libera all’ingresso per lavorare nel nostro Paese 82.705 extracomunitari, 44.000 dei quali per attività stagionali. Ma se questo è il tetto fissato dal provvedimento, le richieste delle imprese italiane dei differenti settori, oltre che delle famiglie, sono almeno il triplo. A conti fatti, oscilla intorno a 250mila unità la stima più attendibile sui lavoratori stranieri dei quali abbiamo bisogno per fronteggiare non solo i picchi stagionali nelle campagne o nel turismo, ma anche le ordinarie esigenze produttive delle aziende manifatturiere e di servizi.

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I numeri dei migranti regolari decisi dal decreto flussi e quelli del fabbisogno italiano
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Il decreto flussi 2023

Il provvedimento valido per il 2023 ha aumentato di circa 13mila unità il tetto degli ingressi rispetto al 2022, con circa 38.705 unità destinate al lavoro subordinato e autonomo non stagionale nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia e turistico-alberghiero. E, da quest’anno, anche in quelli della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale. Eppure, gli accessi legali sono ampiamente al di sotto dei numeri necessari, tant’è che lo stesso ministro Francesco Lollobrigida ha parlato di 500mila unità, per specificare successivamente che si riferiva a 5 anni. Il che dovrebbe portare, però, comunque a un nuovo decreto flussi per 100mila unità nei prossimi mesi.

I fabbisogni non coperti nelle campagne

Il punto è che solo nell’agricoltura servirebbero, per le attività stagionali, almeno 100mila lavoratori, secondo le valutazioni della Coldiretti. Basta pensare – avvisa il presidente Ettore Prandini – che solo "nei frutteti italiani con l’arrivo dell’estate servono almeno quarantamila lavoratori anche per colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito le campagne lo scorso anno con la perdita rilevante dei raccolti agricoli nazionali. È molto importante che il governo abbia recepito per il futuro la nostra proposta di programmazione triennale dei flussi per consentire una più agevole pianificazione del lavoro da parte delle aziende agricole".

Le richieste delle famiglie

Sempre più famiglie sono in difficoltà nel trovare badanti, baby-sitter e colf. Servono fino a 23mila lavoratori domestici non comunitari in più all’anno per rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più anziana, secondo le stime degli esperti di Assindatcolf, l’associazione dei datori di lavoro domestico. Una ricerca, realizzata dal centro studi e ricerche Idos prevede che sempre più persone avranno bisogno, per l’assistenza familiare, di personale di Paesi extra Ue: nel 2025 saranno oltre 1.400.000 i datori di lavoro che vi punteranno, dai circa 1.328.000 del 2022. In 687mila necessiteranno di badanti e 715 mila di colf e altri profili. A partire da questi numeri, lo studio calcola un fabbisogno di manodopera aggiuntiva che oscillerebbe, nel triennio 2023-2025, tra 74mila e 89mila lavoratori. Al netto dei lavoratori di paesi dell’Unione europea, il fabbisogno di manodopera aggiuntiva non comunitaria si attesta tra circa 57mila e 68 mila persone per l’intero triennio, per una media annua di 19-23mila nuovi inserimenti dall’estero.

Turismo ed edilizia a secco

Da Assoturismo di Confesercenti si attendono per la primavera "un buco di 50mila lavoratori, per gestire i picchi di attività". Ma sarà l’estate il grande buco nero con stime che superano ampiamente le 350mila posizioni da coprire: non tutte con extracomunitari, certo, ma larga parte sì. E lo stesso discorso vale per l’edilizia, anche per esigenze più strutturali, legate ai lavori del Pnrr. E in questo caso la stima dei sindacati supera le 70mila unità per operai edili specializzati e no. Ma, da qualche anno, anche l’industria soffre per la carenza di lavoratori extra-comunitari, soprattutto nei settori gomma-plastico, alimentare e metallurgico-meccanico.

 

 

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