Debito pubblico: l'anno prossimo 383 miliardi di Btp

Secondo i dati dell'Ufficio parlamentare di bilancio, le emissioni nette di titoli saranno pari a 42 miliardi e usciranno dall'ombrello della Banca centrale europea: per il governo sarà più complicato finanziarsi

La decisione della Banca centrale europea di alzare i tassi di interesse di altri 75 punti base, portando quello principale al 2%, era ampiamente scontata dai mercati. Al punto che lo spread è diminuito e i rendimenti dei Btp sono scesi sotto il 4%.

Tutto bene? Non proprio. La tempesta energetica, nonostante la tregua delle ultime settimane con i prezzi del gas (e dell’energia elettrica) che sono circa un terzo del livello di agosto, non è certo passata. E soprattutto, come ha rimarcato ieri la presidente della Bce Lagarde, altri rialzi dei tassi seguiranno. Di sicuro a dicembre, data del prossimo meeting di Francoforte. Nel frattempo verranno meno i sostegni ai titoli di Stati varati a partire dalla Pandemia. Ancora non si sa quando, ma ormai è certo che prima o poi la Bce dovrà iniziare a ridurre il suo bilancio, sgonfiandolo di tutti i miliardi di titoli comprati negli ultimi anni. Da questa prospettiva, lo scenario non è poi tanto rassicurante. Anche perché va ad incidere sulla gestione del debito pubblico del governo Meloni. Mentre i rialzi dei tassi influiscono sui rendimenti, la fine degli acquisti rende più complicato trovare compratori per il debito italiano.

Insomma, con interessi crescenti, il nostro Paese dovrà piazzare sul mercato una bella fetta di Btp (e non solo) senza poter contare sul supporto di Francoforte. L’ammontare dei titoli che verranno emessi è stato calcolato dal Focus diffuso dall’Ufficio parlamentare di bilancio sulle prospettive della finanza pubblica. In base ai quadri tendenziali licenziati dal governo Draghi, e contenuti nella Nadef (nota di aggiornamento al Def), nel 2023 le emissioni lorde di titoli di Stato arriverebbero a 383 miliardi di euro, con un aumento di 69 miliardi rispetto a quest’anno. Quelle nette, ovvero che riguardano solo nuovi titoli senza contare il rinnovo dei bond in scadenza, sarebbero 42 miliardi. Si dovrà quindi trovare qualcuno disposto a comprare questi titoli perché la Bce si limiterà a reinvestire i proventi derivanti dai Btp che scadranno. Quest’anno è andata diversamente: tutti i 37 miliardi di euro di emissioni nette sono stati comprati da Francoforte. Questo grazie alla corsa delle entrate fiscali che ha ridotto il fabbisogno e al fatto che il governo Draghi ha respinto a più riprese le richieste di scostamento arrivate dalla maggioranza.

La chiusura dell’ombrello di Francoforte arriva dunque nel momento più difficile. Basti pensare che un Btp oggi rende poco più del 4% contro l’1,1% di inizio anno. Per questa ragione, avverte l’Upb, “sono da valutare attentamente gli spazi di manovra che saranno disponibili per garantire allo stesso tempo il raggiungimento degli obiettivi di politica economica e la prosecuzione della riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il Pil sia nel breve sia nel medio-lungo termine”. Ed è proprio questo equilibrio tra bisogno di risorse per contrastare il caro energia e l’esigenza di ridurre comunque il debito che i tecnici del Ministero dell’Economia stanno cercando in vista del varo della legge di bilancio. Anche perché, conclude l’Upb, sui conti pubblici pesano due incognite, una internazionale e una domestica. La prima è legata alla guerra e all’inflazione. Quella interne invece riguarda l’attuazione del Pnrr: “ulteriori ritardi (come quelli certificarti nella Nadef, ndr)” nella spesa “possono rappresentare un rilevante elemento di rischio” sulla crescita.