Sabato 19 Luglio 2025
MARTA OTTAVIANI
Economia

Dazi Usa-Ue, prove d’intesa. Apertura alla proposta di Trump. Il tycoon: alcuni resteranno delusi

Possibile anticipo della scadenza del 9 luglio. Bruxelles: “Riformare la Wto”. Conflitto in Ucraina, prorogate le sanzioni europee contro Mosca fino al 2026

Dazi Usa-Ue, prove d’intesa. Apertura alla proposta di Trump. Il tycoon: alcuni resteranno delusi

Roma, 28 giugno 2025 – Da Israele alla Russia, passando per i dazi e il piano di riarmo. Il Consiglio europeo si è concluso e, come sempre, la quadra, anche questa volta, è stata trovata, ma le spaccature interne sono molte e riguardano soprattutto i rapporti con Tel Aviv (causa guerra a Gaza) e Washington (causa guerra commerciale).

NETANYAHU “GRAZIATO”

Il club dei 27, nella dichiarazione finale, si è limitato a dire che il Consiglio europeo “ha preso nota delle violazioni dei diritti umani a Gaza da parte di Israele e si riservano ulteriori valutazioni” e a chiedere un cessate il fuoco immediato. Ma misure contro Tel Aviv al momento non sono in agenda, anche se, secondo alcune fonti sono stati fatti passi avanti su possibili sanzioni in futuro. Alla fine, ha prevalso la linea della premier Meloni che, in sintonia con il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha esortato Israele a inviare aiuti umanitari a Gaza, ma niente di più. Una posizione ben diversa rispetto a quella del premier spagnolo, Pedro Sanchez, e di quello slovacco, Robert Fico, che ha invitato le singole nazioni ad agire singolarmente.

SCONTRO SUI DAZI

Il ciclone Trump arriva sui tavoli dell’Ue attraverso la questione dazi. Il 9 luglio scade l’ultimatum americano e, ufficialmente, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto che l’Unione europea è pronta a un accordo. Solo in teoria, però. La numero uno di Bruxelles ha detto che “tutte le opzioni restano sul tavolo”. E soprattutto il club dei 27 è diviso fra chi come Italia e Germania vorrebbe chiudere subito e chi, come la Francia, vorrebbe aspettare e non fare concessioni, pena il rischio di farsi vedere deboli. Su un tavolo già abbastanza delicato, sono volate anche le parole del premier ungherese, Viktor Orban, secondo cui “il negoziatore americano è molto forte, i nostri sono piuttosto deboli”. Trump, da parte sua, promette (o minaccia) che “ci sarà un aumento per i Paesi che si sono approfittati di noi, qualcuno rimarrà deluso”, lasciando però un ulteriore elemento di incertezza: “La scadenza del 9 luglio può essere estesa o accorciata”. Gli accordi, dice il segretario al Tesoro Scott Bessent, saranno chiusi, in ogni caso, entro il primo settembre. Di certo non con il Canada con cui le trattative sono state interrotte ieri: “Ottawa dovrà pagare”, dice Trump. Che ci sia molto da rivedere nel sistema del commercio globale, comunque, lo certifica la telefonata con cui il commissario Ue Maros Sefcovic ha ribadito alla direttrice generale della Wto, Ngozi Okonjo-Iweola, “l’urgente necessità di una riforma significativa per affrontare le sfide commerciali di oggi”.

Ursula von der Leyen e Maros Sefcovic
Ursula von der Leyen e Maros Sefcovic

MOSCA SOTTO PRESSIONE

Se su Israele regna sovrana la titubanza, sulla Russia l’atteggiamento del Consiglio europeo continua a essere chiaro, con la consueta eccezione ungherese, poi rientrata. Le sanzioni contro Mosca saranno prolungate almeno fino al 2026. Ma il nuovo pacchetto, il 18mo e che riguarda il tetto massimo all’import di petrolio, ha ricevuto il veto il premier slovacco Fico, che ha invocato gli interessi nazionali e che dipende ancora fortemente dalle forniture di Mosca. Un prezzo troppo basso, ha fatto notare Fico, potrebbe indurre la Russia a non vendere più a Brastislava. Ma si ripropone il problema, con Slovacchia e Ungheria, di due leader che spesso si trasformano in alleati per Putin. Collegato da Kiev, Zelensky è riuscito a ottenere la firma per l’istituzione di un tribunale di guerra, che un giorno, forse, giudicherà i crimini commessi dalle armate di Mosca.

OBIETTIVO RIARMO

Trovare i soldi per riarmare l’Ue e rispettare l’aumento al 5% delle spese della difesa promesso a Trump è uno degli obiettivi principali. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha evidenziato che i leader hanno chiesto alla Commissione “di proporre una tabella di marcia, anche per quanto riguarda il finanziamento”, prima della riunione di ottobre, un piano in grado di “fornire i mezzi per soddisfare le nostre ambizioni”.