Sabato 17 Maggio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

È il giorno dei dazi, agenti doganali riscuotono le tariffe al 10%. Goodale: “Gli Usa devono sentire dolore”

Il momento della verità sarà mercoledì 9, quando entreranno in vigore le tariffe "personalizzate”, Paese per Paese e i mercati potrebbero subire un ulteriore scossone

È il giorno dei dazi, agenti doganali riscuotono le tariffe al 10%. Goodale: “Gli Usa devono sentire dolore”

Roma, 5 aprile 2025 – L’ora X è scattata. Alle 6 di stamattina (ora italiana) sono entrati in vigore i nuovi dazi globali voluti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dopo l'annuncio ufficiale di mercoledì sera, i mercati azionari di tutto il mondo sono crollati con una perdita di valore globale stimata in 9mila miliardi di dollari (5.200 miliardi solo a Wall Street) un crollo analogo a quello dell’11 settembre. “E’ la fine di un mondo, quello degli ultimi trent’anni, basato su intensi scambi commerciali”, come ha rilevato l’economista Carlo Cottarelli.

Iniziata la riscossione dei dazi al 10%

Gli agenti doganali statunitensi hanno iniziato a riscuotere la tariffa unilaterale nei porti marittimi, negli aeroporti e nei magazzini doganali degli Stati Uniti. I dazi entrati oggi in vigore sono un balzello generalizzato del 10% sulle importazioni da tutti i paesi, restano fuori per il momento metalli preziosi e non – come oro, argento, platino, rame, palladio – materie prime (petrolio, gas), chip, legname e prodotti farmaceutici. Tuttavia anche per alcuni di questi prodotti è atteso nei prossimi giorni l'annuncio di tariffe ad hoc. Solo per avere un’idea di cosa significhi questo nel concreto per l’export mondiale, basti pensare che nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato merci per circa 3.300 miliardi di dollari. L'elenco delle merci esenti diffuso giovedì scorso vale circa 644 miliardi di dollari di importazioni, secondo alcuni calcoli, inclusi beni per 185 miliardi di dollari da Canada e Messico, che però sono oggetto di tariffe 'dedicate' su beni non coperti dal patto di libero scambio nordamericano.

Mercoledì 9 via alle tariffe “pesanti”, dall’11 al 50%

Tra i paesi colpiti dalla tariffa del 10% ci sono Australia, Regno Unito, Colombia, Argentina, Egitto e Arabia Saudita. Ma il momento della verità è atteso per mercoledì 9 quando entreranno in vigore le tariffe "personalizzate” dall'11% al 50%, fissate paese per paese a seconda del deficit commerciale preesistente. Per l'Unione Europea – salvo accordi dell'ultim'ora ai quali Bruxelles sta lavorando – i dazi ammonteranno al 20%. Ancora più elevato il “conto” per altri importanti partner commerciali, dal 54% per la Cina al 46% per il Vietnam o al 24% per il Giappone. Ad appesantire la reazione dei mercati è stata la risposta di Pechino che ha reagito annunciando a partire da giovedì 10 aprile (quindi il giorno dopo la partenza delle tariffe supplementari Usa) dazi aggiuntivi del 34% sui prodotti importati dagli Stati Uniti ma soprattutto controlli sulle esportazioni di terre rare. Ma la partita è ancora aperta e i Paesi di mezzo mondo lavorano per trovare delle intese con il tycoon.

GB stila elenco di beni da colpire per rappresaglia

Keir Starmer – che con il primo ministro australiano, Anthony Albanese, e il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ieri ha concordato che una "guerra commerciale totale sarebbe estremamente dannosa" – ha detto chiaramente che la risposta del Regno Unito sarà guidata dall'interesse nazionale e che i funzionari continueranno "con calma il lavoro preparatorio, piuttosto che affrettarsi a reagire". Tuttavia, il governo del Regno Unito ha stilato un elenco di prodotti che potrebbero essere colpiti per rappresaglia e si è consultato con le aziende su come le contromisure potrebbero influenzarle.

Goodale: “Gli Usa devono sentire dolore”

Ralph Goodale, l'alto commissario del Canada nel Regno Unito, ha dichiarato al programma Today della Bbc che gli Stati Uniti devono "sentire il dolore" e che il Canada rimarrà fermo. Ha detto: "L'azione intrapresa dal governo degli Stati Uniti è completamente illogica. Danneggerà gli Stati Uniti stessi. Aumenterà i costi negli Stati Uniti. Eliminerà posti di lavoro negli Stati Uniti, ridurrà la crescita negli Stati Uniti e dobbiamo chiarire abbondantemente non solo che ciò accadrà retoricamente, ma che gli Stati Uniti devono provare dolore, perché alla fine saranno gli americani a convincere il loro governo a fermare questa follia".