Roma, 4 marzo 2025 – Tit for tat, letteralmente “occhio per occhio”. Nella guerra dei dazi stiamo assistendo a una delle strategie più antiche di tutti i tempi, chiave per risolvere il celebre dilemma del prigioniero. Che non trova però un equilibrio nella “nuova era” di Donald Trump. Almeno per il momento. E le Borse accusano: l’Asia ha chiuso debole, mentre i listini europei, dopo una partenza in deciso calo, hanno ampliato le perdite con Piazza Affari, maglia nera nel Vecchio Continente con un -3,41% in chiusura. Tiene la Cina, con Shanghai in lieve rialzo (+0,22%).
Secondo il Wall Street Journal i dazi di Trump "hanno posto fine a decenni di libero scambio tra i tre paesi e rischiano di sconvolgere interi settori industriali". Una ricetta che non pare piacere neanche a Wall Steet. Verso le 17 oer italiana Il Dow Jones segnava un -1,45%. Il Nasdaq lasciava sul terreno l'1,54%. Lo S&P 500 perde l'1,62%.

Cina risponde agli Usa
A pochi minuti dall’entrata in vigore delle tariffe al 10% aggiuntivo (quindi del 20% in totale, il doppio rispetto al mese scorso) volute dagli Usa su tutte le importazioni made in Cina, è giunta a strettissimo giro la risposta di Pechino. Che ha assicurato di voler combattere fino in fondo il conflitto economico aperto dal tycoon. Il Dragone ha imposto oggi dazi tra il 10-15% sul settore agroalimentare americano. "Se gli Stati Uniti persistono nel condurre una guerra tariffaria, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, la parte cinese li combatterà fino in fondo, fino a una amara conclusione", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, nel briefing quotidiano. In realtà l’entità della risposta cinese sembra suggerire, per il momento, una linea “morbida” che lascia ancora spazio alla diplomazia.
Pechino ha anche annunciato il divieto con effetto immediato delle importazioni di sequenziatori genetici dal produttore americano Illumina. Inserita a febbraio nella lista cinese delle 'entità inaffidabili', Illumina genera il 7% delle sue vendite dai mercati della Repubblica popolare. I sequenziatori genetici aiutano a determinare la sequenza di Dna o Rna, consentendo agli scienziati di studiare le variazioni genetiche associate a malattie e diagnosticare rare condizioni genetiche.
Nuovi dazi su Canada e Messico, Trudeau reagisce
Sempre oggi sono entrati in vigore i dazi anche sui prodotti canadesi e messicani. Le merci di Ottawa saranno soggette a tariffe del 25%, con le risorse energetiche colpite da un tasso del 10%, mentre i prodotti messicani saranno soggetti a un'imposta generale del 25%, in base agli ordini esecutivi firmati da Trump.
Immediata la risposta del Canada che applicherà dazi doganali come ritorsione. Lo ha confermato il premier Justin Trudeau, sottolineando che "nulla giustifica queste misure americane".
Il Canada imporrà dazi del 25% sulle importazioni dagli Stati Uniti per un valore di 30 miliardi di dollari canadesi con effetto immediato. Si tratta di una risposta alla ''guerra commerciale'' voluta dagli Usa e rispetto alla quale ''il Canada non farà marcia indietro''. Lo ha annunciato il primo ministro canadese Justin Trudeau, secondo cui ''sono davvero stupidi i dazi'' del 25% sulle importazioni da Messico e Canada imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
"Oggi gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commerciale contro il Canada”. Lo ha detto il premier canadese Justin Trudeau, sottolineando che in una guerra commerciale non ci sono vincitori. Trudeau quindi si è rivolto direttamente agli americani, spiegando che il loro governo ha lanciato una battaglia che fa male alle famiglie statunitensi. “Non c'è giustificazione o bisogno di questi dazi”, ha aggiunto.
Donald Trump ha imposto dazi al Canada per paralizzarne l'economia e "rendere più facile l'annessione" del Paese. Lo ha detto il primo ministro canadese Justin Trudeau durate una conferenza stampa nella quale ha definito "false" le ragioni addotte dal presidente Usa per imporre tasse al 25% a partire da oggi e "fittizia la scusa del fentanyl".
La situazione in Europa
Nel mirino del presidente Usa, è noto, c’è anche l’Unione europea. E si balla sempre sulle stesse cifre, ovvero il 25% di dazi doganali. Bruxelles sta cercando, anche sotto traccia, di prevenire (o quanto meno limitare) l’impatto della politica tariffaria americana. Il ministro dell'Economia francese Eric Lombard ha affermato oggi che "è necessario" che la Ue raggiunga "un accordo equilibrato" con gli Stati Uniti. "Abbiamo negoziatori che stanno giocando una partita dura, giocheremo una partita dura, ma dobbiamo raggiungere un accordo equilibrato che protegga le nostre economie", ha dichiarato Lombard. Secondo Giorgia Meloni, ospite ieri sera di XXI secolo su Rai Uno, una guerra commerciale “non conviene neanche agli Stati Uniti, però su questo ci possono essere punti di vista differenti".
Il caso fentanyl
Per giustificare i dazi nei confronti di Cina, Canada e Messico, il presidente Usa Donald Trump ha anche addotto come motivazione la necessità di bloccare la droga sintetica che sta facendo enormi danni e vittime negli Stati Uniti. Dopo aver confermato l'entrata in vigore di dazi al 25% contro il Canada e il Messico a partire da domani, il presidente americano firma un ordine che raddoppia al 20% le tariffe sulla Cina. Lo rende noto la Casa Bianca, puntando il dito contro Pechino per non aver preso i "passi adeguati per alleviare la crisi delle droghe illecite", in particolare sul fentanyl.
"Il fentanyl consumato negli Stati Uniti – ha affermato – non proviene solo dal Messico, poiché ci sono anche cartelli americani che lo importano attraverso i porti locali. Tra il 2019 e il 2024, l'80% degli arrestati per attività illegali legate alla distribuzione di questa droga sono cittadini degli Usa. La crisi del consumo di questo oppioide ha origine nel farmaco Ossicodone, autorizzato dalla Fda, che conteneva fentanyl e veniva venduto senza restrizioni nelle farmacie americane”, ha poi evidenziato la presidente messicana Claudia Sheinbaum.
La chiusura delle Borse
Chiusura in deciso calo a Piazza Affari al termine di una seduta che si era già aperta con il segno meno. L'indice Ftse Mib segna un -3,41% a quota 37.736 punti. I risultati peggiori li fanno segnare Stellantis (-10,1%), Stm (-8,3%) e Iveco (-7,7%). Male anche Telecom Italia (-5,37%), Pirelli (-6,01%) e Saipem (-5,11%). In generale ribasso le banche, con la Popolare di Sondrio giù del 4,6% e UniCredit del 4,25%,
Una giornata negativa in ogni caso per tutte le Borse europee con Parigi segna un -2,09%, Francoforte cede il 3,53% mentre Londra arretra dell'1,35%, Male anche Amsterdam che perde l'1,76% e Madrid il 2,55%.
L’Europa brucia 367 miliardi
I dazi americani affossano i listini europei. Lo stoxx 600, l'indice che raccoglie 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee, conclude la seduta in calo del 2,14% a 551 punti e manda in fumo 367,27 miliardi di capitalizzazione. A Piazza Affari, il calo del 3,41% dell'indice Ftse Mib porta a bruciare 31,61 miliardi.
La Borsa di Mosca è invece in controtendenza rispetto ai principali listini globali, con le ipotesi di una possibile riduzione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. L'indice Moex guadagna il 2,9% a 3.237 punti. Sul fronte valutario il rublo è in calo sul dollaro e sull'euro.