
Washington e Pechino tornano al tavolo delle trattative. Dopo settimane di accuse reciproche e una telefonata distensiva tra i presidenti...
Washington e Pechino tornano al tavolo delle trattative. Dopo settimane di accuse reciproche e una telefonata distensiva tra i presidenti Trump e Xi Jinping, Stati Uniti e Cina hanno avviato ieri a Londra un nuovo round negoziale sui dazi. L’obiettivo è estendere la tregua commerciale e riportare stabilità sui mercati, agitati dallo stallo in corso. Il vertice si svolge in Lancaster House, con delegazioni di altissimo livello: per gli Stati Uniti ci sono il segretario al Tesoro Scott Bessent, il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante al Commercio Jamieson Greer; per la Cina, il vicepremier He Lifeng. L’agenda è serrata: Washington chiede il ripristino delle forniture di terre rare e l’allentamento delle restrizioni sulle esportazioni tecnologiche, mentre Pechino preme sulla rimozione dei limiti ai visti per studenti e ai microchip.
La leva cinese delle terre rare – materiali fondamentali per auto elettriche, smartphone e difesa – si conferma centrale. Da aprile Pechino ha imposto un controllo rigoroso all’export, causando problemi alle industrie Usa ed europee. La casa automobilistica Suzuki, per esempio, ha sospeso la produzione del modello Swift per carenza di materiali.
I dati appena diffusi dalle dogane cinesi mostrano un calo annuo del 48,3% nelle esportazioni di terre rare a maggio, segnale della pressione che Pechino esercita sulla filiera globale. Il Dragone, che controlla oltre il 90% della raffinazione mondiale, ha offerto un “canale verde” all’Ue per rassicurare Bruxelles, possibile partner strategico.
Sul tavolo resta l’incognita del dollaro, indebolito dalle tensioni, e quella dell’economia cinese, frenata dall’export e da quattro mesi consecutivi di deflazione. Nessun risultato è scontato, ma un’intesa sulle materie prime potrebbe dare fiato ai mercati globali e segnare una svolta nel braccio di ferro fra le due superpotenze.
Alberto Levi