Da multiutility a Life Company: completata la trasformazione verso una nuova mission

Non più fornitrice di servizi, ma impresa che si prende cura della vita delle persone

Assicurare un futuro sostenibile per le generazioni che verranno. Tra gli obiettivi del nuovo piano industriale di A2A c’è anche, e soprattutto, un fine intangibile che cambierà la definizione classica di multiutility. Non più società fornitrici di servizi per il cittadino e per i territori ma quella di impresa che si prende cura della vita delle persone facendo evolvere i servizi essenziali per rispondere alle esigenze degli stili di vita contemporanei, nel rispetto di una sostenibilità di lungo periodo. L’ambizione di A2A è dunque quella di contribuire al cambiamento attraverso una nuova cultura capace di orientare i comportamenti delle persone e delle imprese. Si tratta infatti di intercettare e interpretare una nuova visione del mondo, quella che le nuove generazioni hanno già chiara in mente, che concili individuo e collettività, economia ed ecologia, locale e globale. A2A, come Life Company, si impegna a realizzare un ecosistema dove, grazie alla migliore tecnologia innovativa, si utilizzano correttamente le risorse e ogni azione ha un impatto positivo sull’ambiente per assicurare una migliore qualità della vita.

Secondo un recente report stilato da A2A assieme a The European House - Ambrosetti risulta che, nel settore dell’energia, sia necessario aumentare la potenza installata rinnovabile nella generazione elettrica, ma esiste ad oggi un rilevante gap impiantistico associabile a iter autorizzativi lunghi e complessi, che in alcuni casi hanno richiesto fino a 8 anni. Considerando il pilastro Ambiente, l’Italia è ancora lontana dalle migliori esperienze europee per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. Molti comuni sono lontani dagli obiettivi vincolanti fissati dal Circular Economy Package della Commissione Ue, che prevedono il 10% dei rifiuti urbani conferiti in discarica al 2035 e il 70% dei rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata al 2030. Oggi, con un tasso di riciclo dei rifiuti urbani del 49,8%, l’Italia è in linea con la media dell’Area Euro (50,3%) anche se un ulteriore sforzo è necessario per raggiungere i Paesi più virtuosi (Germania 67,3%, Slovenia 58,9% e Austria 57,7%).

La raccolta differenziata e la massimizzazione del riciclo devono essere la priorità a cui tendere; tutto ciò che non è recupero di materia deve essere quantomeno recuperato come energia per minimizzare il conferimento in discarica. Occorre migliorare anche nel settore del ciclo idrico, dove l’Italia, a causa di una rete infrastrutturale obsoleta (60% delle infrastrutture ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni), disperde oltre la metà dell’acqua distribuita. Per raggiungere questi obiettivi è necessario lavorare contestualmente su tutti e tre questi ambiti parallelamente. Grazie agli investimenti privati – come quelli di A2A e di tutte le multiutility italiane – e soprattutto grazie alla disponibilità di risorse provenienti dai fondi europei, come il Next generation Eu, questi gap potranno essere colmati consentendo al nostro Paese di intraprendere la strada della transizione energetica.

a. r.

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