Mercoledì 24 Aprile 2024

Curry, pepe, cannella e zafferano Le spezie si fanno largo in cucina

Nuovi stili e tendenze alimentari alle origini del boom

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Una volta erano lo scenario di viaggi più o meno esotici in Africa, Asia o Medio Oriente. Adesso spezie, aromi, erbe officinali sono diventati anche un business. Macfrut, la fiera internazionale dell’ortofrutta che si terrà a Rimini (5-7 maggio) ospiterà un intero salone dedicato a questo settore sempre più dinamico, che nel mercato globale vale oltre 6 miliardi di dollari solo per le spezie, con il segmento del bio in crescita costante tanto da valere già 1 miliardo di dollari. A questo si vanno ad aggiungere le erbe officinali e aromatiche, un mercato di enorme interesse per l’Italia che produce 25 milioni di chili di prodotti con 3.000 aziende coinvolte e oltre 7.000 ettari coltivati, che coprono solo il 70% dell’intero fabbisogno nazionale. E a conferma del dinamismo del settore, l’export delle officinali negli ultimi sette anni ha registrato un +64%, quello delle spezie e aromatiche un +65% (Fonte Ismea).

Col salone riminese nascerà anche un Osservatorio su spezie ed erbe officinali, con il supporto tecnico-scientifico dell’Ismea. Solo per spezie e aromi il mercato Italia varrebbe quasi 153 milioni di euro e continua a crescere. Secondo i dati Iri 2018 le vendita in ipermercati, supermercati e libero servizio sono aumentate in totale del 2,3% a volume (per circa 77 milioni di kg venduti) e dell’1,4% a valore. Da inizio Millennio ad oggi il Belpaese ha triplicato la produzione e l’export di piante officinali e raddoppiato l’import, così come sono quasi raddoppiati gli scambi di spezie e piante aromatiche. E il nostro Paese è attualmente il primo utilizzatore mondiale di erbe officinali per il settore della cosmetica. Si stima che solo il mercato nazionale delle officinali – oltre 120 specie coltivate, 300 commerciate, considerando anche l’import – valga circa 750 milioni.

«Parliamo di un settore particolarmente dinamico, con una crescita superiore al 10% l’anno – sottolinea Fabio del Bravo di Ismea –. L’Osservatorio avrà quattro punti di monitoraggio: l’evoluzione delle superfici e delle produzioni a livello internazionale e nazionale di piante officinali; le aziende agricole presenti in Italia e in ambito europeo; i flussi di interscambio mondiali ed europei; gli scambi con l’estero dell’Italia». Spetterà ad Ismea fare chiarezza sui numeri, ma quel che è certo è che il nostro Paese è nella top-5 dei produttori europei di piante officinali, in una classifica dove primeggiano Polonia, Bulgaria e Francia.

Strettamente collegato a questo mondo è quello dei condimentisughi pronti che per il 75% sono a base di pomodoro (e simili) e che all’80% sono venduti nelle catene della Gdo. Secondo un report di Markup, è un mercato che nel retail vale circa 45.000 tonnellate per un valore di poco superiore ai 230 milioni di euro. I prodotti più gettonati sono quelli a base pomodoro e il pesto. I volumi sono decollati verso la metà degli anni 2000 quando grazie all’innovazione tecnologica si sono migliorati due aspetti fondamentali: la qualità organolettica e la diversificazione di prodotto con una valenza gastronomica eo regionale.

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